Framura, un’incanto a picco sul mare

Solo un cuore aridissimo non coglierebbe la bellezza – struggente e appartata – di questo tratto di Riviera levantina fra Tigullio e Cinque Terre, “baia” che aggrega 5 antiche frazioni e che fu romana(1) e poi colombaniana (la parrocchiale di San Martino, a Costa, dipendeva dal cenobio di Bobbio), sino al Medioevo delle dinastie e contese feudali (i Passano, i Fieschi, i Malaspina), preludio alla genovesizzazione e infine a Bonaparte e all’unità d’Italia. Di quelle stagioni storiche sopravvivono architetture religiose, militari (torri d’avvistamento contro gli assalti pirateschi) e d’ospitalità civile, in un contesto di qualità ambientale altissima, con spiagge perfette e suggestivi collegamenti ciclabili. In particolare, merita un tour non frettoloso proprio il tessuto di piccole chiese dove ammirare ora l’originaria struttura romanica, ora i fonti battesimali in marmo di Levanto, ora opere cinque-secentesche meritatamente note, di Luca Cambiaso (una deposizione di Cristo presso San Lorenzo nella frazione di Castagnola), di Bernardo Strozzi (una soave Madonna del rosario presso San Martino)…

Io peraltro ti suggerisco, amico lettore, di raggiungere Framura in treno, coi convogli regionali sulla tratta Genova-Pisa, la stazione è proprio dinanzi alla spiaggia di Torsei. E poi scoprire slowly questo borgo fra i più belli d’Italia, e i suoi dintorni, con le corriere pubbliche o la bicicletta, e percorrendo i rilassanti cammini di mezza costa che conducono a Deiva (verso occidente) o a Bonassola (verso oriente). Eviterai i problemi di parcheggio e gioverai all’ambiente, meraviglia di cui ti meraviglierai.

Anche l’enogastronomia, peraltro, a Framura sciorina eccellenze autentiche. L’area, anzitutto, pertiene alla DOC Colline di Levanto, ovvero basse-medie colline amorosamente terrazzate e vitate a bosco, albarola, vermentino, sangiovese (bacca nera) e ciliegiolo (bacca nera), ottenendo vini bianchi freschi, mediterranei, da sposare a pesto, pesci e crudités, e vini rossi di gentile struttura e non troppo fruttati, ottimi amici di çimme (cime) e di raiêu a-ö töccö (ravioli al sugo di carne) dove il taglio reale incontra la borragine. Vi si produce anche olio extravergine, delicato ma talora lievemente più intenso – per via delle cultivar – rispetto al ponentino “taggiasco”. A fine ‘700, peraltro, di Framura già l’insigne cartografo Matteo Vinzoni esaltava «i vini generosi e l’ottimo olio», ma anche i cedri e tutti i tipi di ortaggi. La ruralità, nel complesso, realizza ancora una volta verticalismi che sarebbero piaciuti a Francesco Biamonti, e dove incontrare – come in una tela di pittore – l’agrume e il castagno, le zucchine e le cipolle, gli agriturismo con frutta e uova vere e l’apicoltura dei mieli e delle melate. Dirimpetto al verde, il blu di Liguria da par suo consente acciughe, orate, branzini, ricciole, tonni, saraghi, ombrine, polpi, seppie…, per ricette che ogni buona sosta – dal ristorante chic sino alla trattoria più spartana – cerca di anteporre alle tavole concorrenti, in una sana competizione al profumo di mare, ecco le insalate di polpo, la buridda, il tonno scottato, i fritti misti. Quanto a me, qualche tempo fa m’incantarono, a Costa, un cappon magro da antologia, un pesto odoroso e digeribile, e un panorama che aveva, ed ha, pochi eguali. Il resto – caso per caso in funzione di dove entrerai o dove siederai – è un tripudio di focacce, friscioi e cuculli, torte salate, minestrone o mandilli col pesto, ceci in zimino, coniglio, trippe, ciambelloni (e pani) d’ottime farine, un festival di Liguria. E ti piacerà Framura per quest’atmosfera verace, policroma, laboriosa, le barche e i rilievi, le scogliere e le “case rosse” di Vico Magistretti (1967), lo sciacquio delle onde e il silenzio pulito dei boschi, per un turismo a misura d’uomo, in cerca di paesaggi luminosi, di patrimoni culturali, e – last but not least – di buone cucine. Che tu sia dunque il benvenuto, e buon appetito… gastronomie, fornai e strutture ricettive ti aspettano.

“I secca fighe”

L’epiteto dei Framuresi è da sempre “i secca fighe” che deriva dall’antica tradizione nata nel medioevo di seccare i fichi. Un’attività purtroppo ormai non più presente come un tempo ma che anche in tempi moderni era tra i prodotti più ambiti nelle fiere della zona parmigiana. Ne rimane traccia nei dolci preparati dalle pasticcerie locali. Un’altra attività però sta prendendo piede. Pochi sanno che a Framura si produce il primo Mirto della Liguria. Da tempo immemore la mulattiera affacciata sul mare che attraversa i campi si chiama “strà de murte” (strada dei mirti) proprio per l’abbondanza di questo arbusto. Da qualche anno l’Az. Agricola Ca di Mare ha impiantato la produzione di questo liquore. Una particolarità di Framura sono certamente i suoi antichi orti, purtroppo non più coltivati come un tempo, ma che conservano una peculiarità davvero interessante. Gli orti di Framura sono infatti cinti da mura merlate e, tra un merlo e l’altro, sulla sommità dei muraglioni, presentano una lastra di ardesia. Si tratta di una antica tecnica agricola: l’ardesia ha infatti la proprietà di immagazzinare il calore del sole per poi restituirlo gradualmente alle piante. Ecco perché gli agrumi venivano piantati vicino a questi muri: per proteggerli dal vento, che talvolta spazza inclemente le nostre colline, e dal freddo dell’inverno.

L’Ass. Framura Turismo si occupa di promuovere turisticamente Framura, attraverso la gestione dei servizi rivolti al turismo e l’organizzazione di eventi. Raccoglie oltre 45 aziende di cui 23 situate sul territorio comunale. Attenti al lato esperienziale della tradizione eno-gastronomica, con il supporto delle aziende agricole associate, organizza degustazioni di vino, visite dei vigneti, cooking classes di pesto al mortaio e, da quest’anno, degustazioni di miele.

Tutte queste attività sono prenotabili con i contatti che si trovano sul  sito www.framuraturismo.it o sui profili social Facebook e Instagram.

  1. ma sul sito web del Comune una sezione di contenuti archeostorici consente anche significative ipotesi circa gl’insediamenti pre-romani e il castelliere su Monte Vigo.

Umberto Curti

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