Il vigneto sull’Isola Palmaria

Imponente sperone roccioso, ricco di vegetazione e con oltre sei chilometri di costa bagnati dal mare: è l’Isola Palmaria nel Golfo della Spezia. L’Isola è ricca di fascino e di storia: i reperti archeologici la raccontano abitata fin dal paleolitico e i libri la descrivono contesa, per la sua cruciale posizione del Golfo della Spezia, tra Genova e Pisa, con il prevalere della prima sull’ultima. Connotata da una forte valenza strategica, in particolare quella di difesa, è prescelta per assumere un ruolo completamente militare che arriva quasi ai giorni nostri.

Ma ancora la Palmaria, è interessante per le sue caratteristiche naturali e questo ben si comprende a partire dal suo toponimo che dà una importante informazione sulla sua composizione geologica. Non pare infatti un caso che il termine Palmaria possa derivare da balma un’antica voce che secondo diversi scritti indicherebbe un riparo roccioso. La versione pare fortemente accreditata perché dell’isola è noto il suo marmo, portoro, un marmo nero con striature di colore variegato.  Di interessante poi, trovo anche uno scritto di Filippo Casoni: “l’isola più grande detta la Palmaria, oltre al havere la sua superficie coperta quasi per ogni parte d’olive e di viti, ha le sue viscere riche di marmi mischi delle quali se ne traggono superbe colonne et increstature per nobilitate le più sontuose fabriche”.  Quando ho letto queste parole un aspetto in particolare ha colpito la mia attenzione: la descrizione dell’Isola come una superficie quasi completamente coperta di ulivi e di viti. Ed è proprio questo un fatto che salta all’occhio, perché a bene vedere oggi, la situazione si presenta molto diversa. Tuttavia ne fa eccezione Samuele Heydi Bonanini, che oggi ha l’unico vigneto dell’isola Palmaria.

Nasce a Riomaggiore, dove ha la sua azienda agricola e la sua è una di quelle storie che paiono scritte nel destino di un ragazzo che per passione ha da sempre dedicato il suo tempo alla terra, per poi passare alla vigna ed infine al vino.  Dapprima conferisce le uve dei suoi terreni alla cantina sociale imparando tutto quello che c’è da sapere della terra e della vite; fino a che nel 2004 inizia a fare vino nella cantina di Elio Altare mettendosi alla prova per imparare i processi che seguono una volta “aperta la porta della cantina” e che portano una buona uva a diventare un buon vino.

Forte di quanto imparato nel 2007 inizia a scrivere la sua storia personale: conduce i suoi terreni e le sue vigne nel pieno rispetto della natura; processi meccanizzati e chimica tra i filari di uve non sono altro che mostri lontani. In cantina, attenzione e pulizia sono dictat imprescindibili. Sperimentazione e curiosità sono parole d’ordine.

“Agricoltore, artigiano, artista”, così saldamente ancorato all’amore per il suo territorio, Heydi, nella sua produzione ha come obiettivo quello di risaltare, attraverso il vino, le caratteristiche del suo territorio e questo non può essere fatto diversamente che rispettandolo e ricercando quelle tecniche che possano enfatizzare le caratteristiche peculiari, singolari non solo di quel prodotto, ma addirittura di quel versante collinare, di quel terrazzamento; tali da renderlo non solo e non semplicemente tipico, ma unico.  È quindi in quest’ottica, quella della ricerca dell’unicità che Heydi arriva a produrre PARMAEA; il nuovo nato dell’Isola Palmaria. Ma cosa spinge un produttore delle Cinque Terre, quindi già costretto ad una cosiddetta “viticultura eroica”, ad espandere la propria produzione su un’isola e per di più a pochissimi chilometri di distanza? Più di quanto si immagini.

Un vitigno nuovo tanto per iniziare; il vermentino (una delle uve che troviamo nel Parmaea) che, per Heydi, rappresenta una vera sfida rispetto a quella che è sempre stata la sua produzione. Un nuovo terreno, non più il pietrisco di arenaria di Riomaggiore ma quello calcareo delle cave di portoro dell’isola Palmaria.

Una nuova esposizione, diametralmente opposta e per certi versi quasi romantica, quella delle vigne, separate dal mare, poste una di fronte all’altra.  Lembi di terra dunque quello di Riomaggiore e dell’isola Palmaria che regalano vini con racconti completamente diversi. Ed ecco che per dirla con le parole di Heydi, anche in un raggio di pochi chilometri di distanza, in certi luoghi tutto diventa possibile, come creare un vino “ed il suo opposto”.

L’AZIENDA AGRICOLA POSSA

L’Azienda Agricola Possa situata in Riomaggiore prende il nome dalla collina Possaitara dove Heydi Samuele Bonanini ha buona parte delle sue vigne; altre si estendono per le colline di Riomaggiore, a Monterosso e sull’Isola Palmaria. Con preavviso, contattandolo al suo numero di telefono o via mail, Heydi vi mostrerà le sue creazioni. La cantina dove potete degustare i suoi vini si trova nel cuore di Riomaggiore in via Sant’Antonio 72.

La sua produzione si aggira tra le 18.000 – 20.000 bottiglie per anno.  Conta svariate tipologie di vino, divise tra bianchi, rosati, rossi e passiti; alcuni di questi sono: Er Giancu, Parmaea e Cinque Terre, Rosè d’Amour, U Neigru, Vin dei Vecci, U Stragnu, Rinascita e il celebre Sciacchetrà.

Contatti:

Azienda Agricola Possa di Bonanini Samuele – Heydi
Via Sant’Antonio 72, 19017 – Riomaggiore (SP)
www.possa.it – info@possa.it – Tel. 348 3162470

Elisa Alciati

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