A cena a Portovenere: due ristoranti imperdibili

Da figlia a ristoratrice, da madre a imprenditrice. La storia di due importanti ristoranti (Osteria del Carugio e Timone) a Porto Venere passa attraverso il percorso di successo di una donna che ama la sua terra.

Un tempo era una spiaggia di nome Cavisei, negli anni ’60 diventa una tavola calda raggiungibile soltanto attraverso un piccolo sentiero tra mare e scogli, oggi è un accogliente ristorante con magnifico affaccio su Porto Venere e l’Isola Palmaria. Qui nasce e cresce una giovane donna, che si allontana per studiare Giurisprudenza a Parma e che appena laureata, dopo la prematura scomparsa dei genitori si trova a decidere delle sorti de Il Timone e in qualche modo anche delle proprie e di quelle dei suoi figli. Lei la chiama “la scelta del cuore” quella di onorare i sacrifici di una vita, anzi due. Quella di sua madre e di suo padre.   

Inizia nel 1989 la gestione di Antonella, dapprima con quello che aveva assorbito vivendo ristorante e famiglia come una cosa sola, poi con diversi e importanti percorsi di formazione mai interrotti. Oggi quella di Antonella è una gestione di consapevolezza e coerenza con il territorio.

Al Timone si trova sempre il pescato locale del giorno, acciughe, polpo, seppie, laxerti, ostriche e muscoli, cucinati sempre in modo semplice, territoriale, con grande rispetto delle carni delicate del pesce azzurro ma anche grande lucidità sui sapori da esaltare.

La Carta prevede sempre un primo piatto di pasta fresca col pescato del giorno che sorprende per varietà di preparazioni: si va dagli gnocchi di patate ai tagliolini, dai condimenti bianchi a quelli rossi e il pesce presente in quantità generose, rimane sempre protagonista. Ci sono poi le salse fredde tipiche, su tutte, quella di noci e il pesto, re in molte preparazioni: primi, focacce, farinate e pizze. Farinate e pizze arricchite dai prodotti dell’orto e dai muscoli di Porto Venere completano la carta de Il Timone mantenendo alto il livello. Una cucina con un’offerta tanto variegata nella scelta delle portate quanto saldamente ancorata ai sapori liguri, un posto dove è possibile convertire in sapore la spettacolare vista circostante.

Nascono poi gli Orti del Timone oppure “il regalo più bello della mia vita”, così Antonella chiama l’orto-uliveto a fasce sulla collina di Porto Venere che guarda S.Pietro. Gli Orti rappresentano un passo di cui fa certamente parte quella visione di consapevolezza e coerenze che si evince già dalla Carta e che si traduce in portate con olio extra vergine di oliva e frutta e verdura di stagione tutto auto – prodotto. Arriva il diploma del primogenito Alessandro che decide di percorrere le orme di famiglia ma soltanto dopo aver superato le prove di resistenza di una severa mamma Antonella che per il battesimo lavorativo del figlio decide di mostrare e inasprire tutte le difficoltà del mestiere. Alessandro non desiste e studia Food & Beverage Manager all’Alma. È dopo la conclusione di questo percorso che arriva l’occasione per la nascita del progetto Antica Osteria del Carugio, un’osteria storica della piccola Porto Venere di cui si mantiene lo spirito ma che dopo un’importante ristrutturazione restituisce un ambiente completamente rinnovato. Tornano alla luce i soffitti a volta in mattoni rossi, i muri di pietra e piccoli dettagli recuperano il loro valore di un tempo.

Diventa centrale la scelta delle materie prime, unita all’unica strada percorribile per Alessandro e Antonella: la Liguria. L’Antica Osteria del Carugio (ma non di meno il Timone) non ammette deroghe a menù turistici o piatti che seppur ad un occhio straniero possano evocare “italianità” non hanno a che vedere con il territorio.

Si possono trovare i piatti della tradizione, anche quelli più poveri ma sorprendenti come la mesciua, i muscoli ripieni, la pasta fresca fatta a mano come i pansoti nel cui ripieno di preboggion interviene sempre l’orto. Un orto che si intreccia continuamente e stagionalmente con piatti della cucina a costituire una bella trama di forte territorialità. È sull’onda di queste scelte che a solo un anno dall’apertura l’Osteria del Carugio entra nella guida delle Osterie Slowfood ed è proprio la lentezza nel suo senso giusto, il cuore di questa Osteria. Un luogo che evoca l’atmosfera di un tempo e che di quel tempo continua a offrirne i sapori.

I progetti in corso vedono l’entrata in campo del secondogenito Andrea, che conduce gli studi dell’Alma in Pasticceria e che si occuperà delle preparazioni dei dolci, del pane e delle focacce per entrambi i locali. La donna dietro tutto questo è Antonella Cheli ed è bello guardare ai suoi successi come ad un percorso di crescita sorretto da costante formazione. Una formazione iniziata negli anni ’90 con i corsi di panificazione e proseguita come presidente dell’Associazione Pizza Planet. Il ruolo istituzionale che, dopo molti anni come semplice utente, la vede oggi vicepresidente al secondo mandato di Confartigianato La Spezia. Ma soprattutto i tanti progetti che riguardano il suo orto, dalle da poco arrivate galline alle nuovissime api. Un esempio di grande curiosità e di successo imprenditoriale ma ancor di più di imprenditorialità femminile. Imprenditrice, inconsapevole, da subito, per cause di forza maggiore. Madre ma anche sempre figlia, perché conclude la nostra intervista con un grazie alle sue radici e a quella capacità che le è stata trasmessa di “progettare ed elaborare”.

Elisa Alciati

Ti potrebbe piacere anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *