Andiamo con ordine, dall’aglio, vanto dell’intera Valle Arroscia, apprezzato per la sua delicatezza e la sua digeribilità, merito della composizione del terreno, del microclima e della sapienza dei coltivatori, sapienza tramandata da generazione e che, con un “azzardo”, ha un nome: “resta”, la tradizionale intrecciatura dell’aglio che permette agli spicchi essiccati di continuare a nutrirsi delle foglie, permettendo di conservarsi mantenendo l’afrore per molti mesi. L’aglio, coltivato nelle suggestive fasce, strappate alla collina, appoggiate sui muretti a secco dove il lavoro è fatica e manualità, viene raccolto a giugno e sistemato sui graticci dei “seccatoi”.
La prima uscita ufficiale dell’aglio nuovo è il 2 luglio, nel grande prato dei Canavai, dove dal 1760, si svolge “una fera di bestiame e di qualunque altra sorta di mercanzie”, secondo il Liber Decretorum Communitatis Vessatici di quell’anno. Nel corso dei secoli la “fera” è cambiata, si è evoluta e l’aglio è diventato protagonista.
Oggi la fiera del 2 luglio è un appuntamento che richiama visitatori da ogni parte della Liguria e non solo, è l’occasione per comperare le reste, garantite da un bollino che riporta lo stemma di Vessalico, la scritta Unione dei Comuni dell’Alta Valle Arroscia, l’anno di raccolta e il nome dell’azienda produttrice, ma anche per fare festa, assaggiare l’Ajè (una sorta di antica maionese all’aglio da accompagnare alle carni, alle patate bollite, al pane tostato), fermarsi a pranzo, riscoprendo i piatti della tradizione ligure.
E veniamo alla storia, che si perde nella leggenda. La tradizione parla del 1100 come data di costruzione del primitivo borgo di Vessalico da parte dei Clavesana, ma sicuramente si tratta di una leggenda. Le tracce storiche, infatti, risalgono a molto prima: questa zona, infatti, sembra essere stata abitata dai Ligures, misteriosa e affascinante popolazione che non ha lasciato tracce scritte, che attorno al 180 a.C. dovettero soccombere all’avanzata dei romani, che in qualche modo scacciarono gli ingauni per arrivare nelle Gallie. Una popolazione celtica e pre celtica, ma che comunque racconta come questo territorio fosse importante già dall’inizio della storia.
Successivamente arrivarono longobardi e franchi, sino ad entrare nella marca Arduinica, con prima i saccheggi dei saraceni. La presenza dei Longobardi è dimostrata anche da uno dei cognomi più antichi e diffusi in paese, Gandolfo, Gand Wolff, gente lupo, secondo la lingua sassone, che in qualche modo frequentarono questa zona della Liguria alpina. Poi Vessalico, che nel 1513 si diede degli Statuti comunali, come tutta la zona della Valle Arroscia, seguì la storia di Genova, della Repubblica, di Albenga, della Francia napoleonica, del regno di Sardegna.
Di paesaggi, poi, Vessalico è uno scrigno. Basta lasciare la provinciale, comunque abbellita da decine di porte dipinte con i ritratti di donne che hanno contribuito all’emancipazione femminile, da Valentina Tereškova a Tina Turner passando per Rita Levi Montalcini, e addentrarsi nei vicoli, sia quelli che portano lungo l’Arroscia ricca di pesci e polle rinfrescanti, che quelli diretti alla collina, agli uliveti, per respirare le suggestioni raccontate dagli antichi portali in ardesia, dai muri di pietra delle case e delle crose, dall’abbeveratoio scavato nella pietra (un tempo era nella via principale per poter abbeverare gli animali, proprio sotto il mascherone della fontana) “parcheggiato” alla fine di un caruggio che porta al fiume. Torniamo lungo la strada principale dove, all’inizio del paese, si possono ancora notare i perni dei portoni dei gabellieri (e già, prima della costruzione di Pieve di Teco, 1233, Vessalico era il confine delle terre dei Clavesana), la devozione rappresentata dalle tante nicchie votive nei muri delle case, il portale che sormonta il palazzo dell’antica Pretura (1526) dove campeggia il detto morale “Uno piccolo disdegno disconsa (rovina, ndr)/ un gran volere tuto qelo che/ vuoi fare pensa quelo che ne po seguire/ per non falire”, con l’ultima frase in piccolo perchè, probabilmente, lo scalpellino non aveva preso bene le misure… E proprio le stanze della Pretura custodiscono un tesoro: antichi cartigli (alcuni risalenti al 1200), documenti settecenteschi e altre pergamene, oggi studiati dagli storici della Sovrintendenza, ma che starebbero bene in una mostra, se non in un museo…
E già, perchè Vessalico, e le sue frazioni Lenzari, Perinetti, Siglioli, a proposito, quest’ultima è stata sede di Capitaneato nel Medioevo, possono offrire veri gioielli d’arte e architettura. A cominciare dalla Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, nel centro del paese, importante espressione del barocco, e ancora l’Oratorio della Visitazione, sempre nel capoluogo, del XVII secolo, detto anche della Madonna del Ponte vista la sua posizione, sopra lo splendido ponte medievale purtroppo travolto dall’alluvione di qualche anno fa. E che dire della chiesa di San Mauro, antica e suggestiva, che accoglie chi arriva a Vessalico. A Siglioli sono da ammirare la chiesa di San Matteo e la cappella dell’Assunta. A Lenzari non si può rinunciare a una visita alla cappella della Presentazione e, soprattutto, alla chiesa di Sant’Andrea apostolo, immersa tra gli ulivi. E già, perché proprio gli uliveti (un ulivo, accanto a tre spicchi d’aglio, è disegnato nello stemma comunale) sono la corona che cinge Vessalico, ulivi di taggiasca che donano uno dei migliori extravergine della Riviera e che meritano di essere considerati una vera attrazione turistica, visto che da Vessalico e dalle sue frazioni partono sentieri verso il monte Frascinello, 1.120 metri di altezza, o il Punta Alto, 1.082 metri.
Ecco, Vessalico è tutto questo e tanto altro ancora, anche se per molti è “solo” il paese dell’aglio…
Il 2 luglio si svolge la Fiera dell’Aglio di Vessalico
Il documento che autorizzava gli abitanti di Vessalico a organizzare la fiera locale risale al primo maggio 1760. Si trattava di una sorta di mercato da svolgersi per pochi giorni a partire dal primo luglio. Nel documento originale si parla di una fera di bestiami e di qualunque altra sorta di mercanzie e ancora a metà Ottocento Goffredo Casalis, nel suo Dizionario Geografico-Statistico, parla dell’importanza di questa fiera proprio per i bovini e per i muli. Il riferimento diretto all’aglio si registra nella memoria dei vecchi del posto e in un particolare da essi sottolineato. Fino a qualche decennio addietro tutto l’aglio prodotto in zona veniva portato alla fiera e la vendita si esauriva in quella giornata. La scelta iniziale della data lascia supporre si trattasse di un mercato dei bestiami unito a pochi ortaggi locali di fine primavera, fra i quali, appunto, l’aglio. Non è un caso, infatti, che la raccolta si faccia entro metà giugno e le reste si preparino nell’ultima decade del mese, pronte, perciò, per la vendita ai primi di luglio. Col tempo la fiera ha preso la denominazione di Fiera dell’aglio di Vessalico e si svolge il 2 luglio di ogni anno (se il 2 luglio cade di domenica, la fiera è anticipata al sabato).
Stefano Pezzini
Vessalico Gourmet
Come accennato nell’articolo l’aglio di Vessalico viene raccolto durante il mese di giugno per essere pronto per la Fiera del due luglio dove tanti coltivatori presentano le reste e i suoi derivati. Una di queste è l’Azienda Agricola Martini Nino che si trova poco prima dell’ingresso del borgo sulla statale che attraversa la Valle Arroscia. La sua produzione si basa su metodi agricoli naturali, senza uso di prodotti chimici, e la raccolta è ancora eseguita a mano, secondo le tecniche tramandate da generazioni. I bulbi vengono intrecciati nelle caratteristiche “reste”, simbolo di una lavorazione artigianale che affonda le radici nella cultura locale. Accanto all’aglio fresco, l’azienda propone una gamma di prodotti derivati che ne valorizzano le qualità com l’aglio essiccato, ideale per un uso quotidiano in cucina, l’Aiè, l’Olio extravergine di oliva aromatizzato. A queste si aggiungono il patè di olive, le olive essiccate e sughi pronti all’uso. La qualità delle produzioni e l’attaccamento al territorio hanno attirato anche l’attenzione del grande pubblico: il campo coltivato da Nino Martini è stato visitato dallo chef Antonino Cannavacciuolo ed è comparso in una delle sue trasmissioni televisive, dando ulteriore visibilità all’aglio di Vessalico e alla passione che anima questa piccola azienda. Nino Martini è inoltre fornitore del Campionato Mondiale di Pesto al Mortaio che si svogle a Genova ogni due anni e di tante altre realtà che producono pesto. Oggi l’Azienda Agricola Martini Nino continua a rappresentare con orgoglio l’identità agricola della Valle Arroscia, portando avanti una visione fatta di genuinità, rispetto per la terra e promozione del patrimonio agroalimentare ligure. I suoi prodotti li potete acquistare direttamente presso la sede i Vessalico e nei tanti mercatini a cui Nino Martini partecipa in tutta la Liguria. Per maggiori info: Az. Agricola Martini Nino, Via Lenzari 5b, 18020 Vessalico Tel. 338 9062900
La Cooperativa A Resta di Vessalico rappresenta un presidio di tradizione agricola e di impegno collettivo per la valorizzazione dell’Aglio di Vessalico, eccellenza dell’entroterra ligure. Fondata nel 1999 su iniziativa di un gruppo di piccoli produttori, A Resta nasce con un obiettivo preciso: tutelare e promuovere un aglio antico, coltivato da secoli secondo pratiche sostenibili e a misura d’uomo, che stava rischiando di scomparire sotto la pressione dell’agricoltura intensiva. Il nome della cooperativa richiama il tradizionale mazzo d’aglio intrecciato a mano, la “resta”, simbolo di un sapere contadino tramandato di generazione in generazione. Questo sapere è oggi al centro dell’attività della cooperativa, che ha avuto un ruolo determinante nell’affermazione del marchio collettivo “Aglio di Vessalico”. Attraverso un rigoroso disciplinare di produzione, A Resta garantisce l’origine, la qualità e l’identità del prodotto, contribuendo al riconoscimento sempre più ampio dell’aglio tra gli chef, i mercati di nicchia e i consumatori attenti. Accanto alla vendita dell’aglio fresco, disponibile dalla fine di giugno fino all’autunno, la cooperativa propone una gamma di trasformati che valorizzano la materia prima: l’aglio essiccato, l’aglio in olio extravergine d’oliva, la crema di aglio, il pesto senz’aglio (pensato per chi vuole aggiungerlo a piacere). Tutti i prodotti sono realizzati in piccoli lotti, con attenzione artigianale e ingredienti locali selezionati. Presente nei mercatini agricoli, nelle fiere di settore e nei circuiti del biologico, A Resta è oggi un punto di riferimento per la filiera dell’Aglio di Vessalico. Con il suo lavoro quotidiano, la cooperativa non solo sostiene l’economia del territorio, ma difende anche un’agricoltura etica, legata alla terra e alla qualità del tempo. Per maggiori info: www.vessaglio.it – info@vessaglio.it. Fanno parte della Cooperativa A Resta:
- Rita Floccia, Tel. 347.9012343
- Roberto Marini, Tel. 338.6710534
- Marco Sasso, Tel. 338.6509646
- Franco Cha, Tel. 349.5861829
- Alberto Marini, Tel. 335.6079126
- Paola Ferrari, Tel. 346.2178312
- Mattia Cha, Tel. 340.0958226
Le foto del centro storico di Vessalico sono di Davide Papalini