Il Porto di Venere

Che Porto Venere sappia ammaliare chiunque, non è cosa nuova che sorprenda. Ma per me questo vale doppiamente.

Quando scrissi Il cibo in Liguria dalla preistoria all’età romana (2011), infatti, non potei non incontrarla sovente, e scrissi “Fondata dai Romani come stazione litoranea fra Luni e Sestri, ha restituito al Varignano (insenatura delle Grazie, pendici nordorientali del colle Muzzerone) resti della villa riferibile alla fine del II secolo a. C. o inizio del I, cui dedichiamo un capitolo del presente lavoro. Il minuscolo arcipelago antistante* fu abitato – voga dell’epoca – da anacoreti, fra cui Venerio. L’isola del Tino ha restituito anfore africane che attestano frequentazione romana”. S’aggiunga che al largo di Lerici giace un natante romano recante a bordo una colonna di marmo (le Alpi Apuane sono a un passo, e con le “tagliate” di scarto le famiglie iniziarono a disporre di mortai per pestare spezie, frutta secca…).

Credo, non per mio merito, che in quelle poche righe risieda il suo destino, di presidio costiero (bordeggiato già da navi etrusche) e castrum romano, poi scalo bizantino e carolingio, dove operosità e villeggiature coesistono da sempre, caratterizzato da un microclima che ha pochi eguali e da un genius loci (il vino, la pesca, il marmo portoro**…) che oggi come ieri, lo ripeto, ammalia: baia ed arcipelago si elevano dal 1997 a patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO.

Dopo le distruzioni altomedievali perpetrate dai Longobardi, le ricorrenti razzie dal mare, e l’oculata amministrazione dei monaci colombaniani di Bobbio, allora abbazia-scriptorium fra le più luminose d’Europa, la Repubblica di Genova – anche per la rivalità con Pisa –investì tempo e denaro nella realizzazione delle case-fortezza, ovvero una palazzata che fronteggiasse il mare incisa solo da rare e verticali scalinate, agevoli a difendersi, imprendibili. L’abitato divenne “colonia” – cinta di mura, turrita… – sotto l’egida di Genova, interessata anche a penetrare le valli interne lungo il Vara e la Magra… Tuttora lo domina da un’altura rocciosa il castello Doria, uno fra i più nobili manufatti militari di Genova nel levante. Dal 1161, anno di costruzione, esso fu via via oggetto, tra ‘400 e ‘600, di ampliamenti ed efficientamenti…

La mia ricostruzione storica deve giocoforza fermarsi, ma Petrarca stesso nel corso del ‘300 (1338) così si espresse: “A quelli che giungono dal mare appare nel lido il porto di Venere e qui nei colli che ammanta l’ulivo è fama che anche Minerva scordasse per tanta dolcezza Atene sua patria…”.

Venendo al presente, Porto Venere (personalmente privilegio la grafia separata), gioiello occidentale di un Golfo non a caso dedicato ai Poeti, è il Comune costiero più piccolo della provincia spezzina. Si raggiunge facilmente tramite una provinciale d’origine napoleonica, il servizio corriere, e – in stagione – alcune corse di battelli.

La chiesa di San Pietro, ducentesco gotico-genovese bicromo, eretto ove sorgeva un tempio sacro a Venere Ericina, fra rocce a strapiombo sulle onde cristalline (dinanzi all’isola Palmària, la sola in parte abitata), figura in una toccante poesia di Eugenio Montale, che duole non evocare per intero (“Là fuoresce il tritone…). “Rivaleggia” per fascino con la parrocchiale di San Lorenzo (Santuario della Madonna Bianca), in stile romanico, anch’essa voluta da Genova (XII secolo), casa della fede che ha notevoli quadrerie e arredi, e in particolare le polene di prua delle galee che concorsero alle vittorie della Meloria contro Pisa (1284) e Lepanto contro l’impero ottomano (1571). Alla Madonna Bianca s’intitola anche la sentita processione (in memoria della fuoriuscita da una feroce peste) che ogni anno, 17 agosto, traversa il borgo, e la suggestiva luminaria di fiaccole romane del promontorio di Punta San Pietro.

Per chi ami natura e storia, Porto Venere sublima una tessitura di macchia mediterranea, grotte marine, sentieri, roccia, ricordi corsari…, da percorrere specialmente – e sostenibilmente! – a piedi o su due ruote. La flora locale – e insulare – è meravigliosa (ma chiede attenzioni amorevoli, anche a causa di coleotteri esogeni quali il punteruolo rosso delle palme, purtroppo apparso anche qui).

Quanto poi alla (eno)gastronomia, riti e ricette secolari stimolano le papille gustative, ma anche con sapori “terragni”: la salagione delle acciughe, la mitili-ostricoltura, i “matafama”, sgabei, frittelle di baccalà, panissa cö-e çioule, la buridda non di rado col grongo (peagallo), la cima di polpo affettata sottile come un carpaccio, gli ottimi pesci (talvolta in scabeccio), i testaroli, gli erbetti (coi fagioli dell’occhio), le brosseghe (care anche ad Angelo Paracucchi), il bönettö de laete, la torta di riso dolce, i biscotti col finocchietto, dal sapore pulitissimo, che potrebbero derivare da una ricetta del Pèsach ebraico con pane azzimo grattugiato (matzah), e last not least il vino bianco “recuperato” sull’isola Palmària…

In definitiva, il web (suggerisco anzitutto i siti del Comune, del Parco naturale regionale, della Pro Loco…) può prefigurare solo in parte l’immensa bellezza di luoghi che vanno vissuti “live”, perfetti per un turismo blue&green dinamico, open air, relazionale. Attento alle cultivar locali, alla qualità della vita, al buonessere, alle tradizioni. Vela, immersioni, escursioni, edutainment a 360°… Amico Lettore, il mio personale arrivederci a Porto Venere non potrebbe dunque esserti più autentico.

* le isole Palmària, Tino e Tinetto, che con Porto Venere compongono il Parco naturale regionale, area protetta istituita nel 2001. Il Tino ospita l’austera abbazia di San Venerio, in origine eretta dai monaci colombaniani, oggi sede di un micro-museo con splendida raccolta d’oggetti romani. E dal 1839 ospita anche un faro

** prezioso calcare nero percorso da tenui pigmentazioni carboniose

Umberto Curti

PORTO VENERE DA GUSTARE

Porto Venere offre innumerevoli ristoranti e gastronomie di tutti i livelli. Percorrendo la litoranea da La Spezia si arriva in frazione Le Grazie, una borgata marinara meno frequentata del centro di Porto Venere. Sulla splendida cornice della Baia trovate il Ristorante Il Gambero. Dal 2003 è proprietà di Diego e Monica (titolari anche della rinomata Osteria Da Caran a La Spezia) che hanno iniziato un cammino di ricerca e creatività – senza perdere il rispetto della memoria e delle tradizioni – cercando di offrire sempre nuove occasioni per trascorrere una bella serata. Durante la pandemia si è approfittato per effettuare una ristrutturazione completa con la creazione di uno spazio enoteca. Il nome non viene tradito e propone soprattuto un menù di mare. Il ristorante è rinomato per le sue specialità di pesce e i piatti creativi e ricercati, con antipasti, primi a base di pasta fatta in casa e secondi con crostacei, pesce al forno e grigliate di pesce. Ottimi anche i dolci fatti in casa. Gli ingredienti sono accuratamente selezionati e i menù cambiano seguendo il ciclo delle stagioni. L’esperienza di un pranzo o di una cena al Gambero si arricchisce anche grazie alla splendida cornice paesaggistica della Baia delle Grazie ed alla vista che spazia al golfo della Spezia con alle spalle gli appennini Tosco Emiliani e le Apuane che rende ogni piatto una vera delizia non solo per il palato ma anche per gli occhi.
(www.ilgamberolegrazie.com, Via delle Libertà, Le Grazie Porto Venere, tel. 0187 798023).

Se vi innamorate della tranquillità della località e volete soggiornarvi vi consigliamo l’Hotel della Baia e il suo ristorante un originale art hotel che fonde nel suo arredamento, classico ma allo stesso tempo moderno, numerose opere di artisti nazionali ed internazionali. Il Ristorante della Baia collocato direttamente sul mare rievoca sensazioni della tradizione ligure, proponendo gusti, sapori e profumi dei prodotti tipici della sua terra. Il ristorante, aperto anche alla clientela esterna, strutturalmente elegante, propone una cucina tipica del territorio, con prodotti freschi, menu variabile in base alla stagione, un servizio attento e cordiale e un’ottima scelta di vini. Durante la stagione estiva l’apparecchiatura dei tavoli sul lungomare rende unica l’esperienza di cenare all’aperto.

Arrivati a Porto Venere, lungo la strada pedonale che attraversa il borgo ecco l’Antica Osteria del Carugio che abbiamo avuto modo di conoscere approfonditamente sul numero di giugno/luglio 2021 di Liguria Food. La sapiente ristrutturazione del locale ha portato alla luce i soffitti a volta di mattoni rossi, i muri in pietra e piccoli dettagli che creano un ambiente – appunto – da Carugio. Qui si gusta la vera Liguria, senza i compromessi dei menù turistici. Assaggiate i piatti della tradizione del Golfo dei Poeti come i Muscoli Ripieni, la Mesciua, la pasta fresca fatta a mano come i Pansoti il cui ripieno di Preboggion proviene dagli Orti del Timone: l’orto-uliveto che Antonella Cheli, la titolare, ha realizzato  sulla collina che sovrasta Porto Venere.  La cantina è inoltre fornita di una selezione di vini naturali e biologici di cantine locali come Possa e De Battè. Il suo olio e il suo miele potete trovarli anche nell’altro locale di proprietà, “Il Timone”, una accogliente location con magnifico affaccio su Porto Venere e sull’Isola Palmaria.  La Carta prevede un primo piatto di pasta fresca col pescato del giorno si va dagli gnocchi di patate ai tagliolini, dai condimenti bianchi a quelli rossi e il pesce presente in quantità generose, rimane sempre protagonista. Ci sono poi le salse fredde tipiche, su tutte, quella di noci e il pesto, re in molte preparazioni: primi, focacce, farinate e pizze arricchite dai prodotti dell’orto e dai muscoli di Porto Venere completano la carta de Il Timone.  (www.anticaosteriadelcarugio.it, Via Giovanni Cappellini 66, Porto Venere Tel. 0187 790617 – www.pizzeriailtimone.it – Via Olivo 29 Porto Venere Tel. 347 2601008).

L’isola Palmaria è un vero e proprio gioiello e non potete lasciare Porto Venere senza visitarla. Dal molo partono i battelli che in pochi minuti vi portano sull’isola.  Qui si trovano le vigne dell’Azienda Agricola Possa di Heydi Bonanin. Per lui fare il vino significa farlo “come si faceva una volta”. Nel 2020, tra i numerosi premi ottenuti, ha ricevuto le prestigiose Five Star Wines di Vinitaly per il suo Cinque Terre Sciacchetrà Dop 2018 con 98/100 portando a casa anche il premio come Miglior Vino Dolce dell’anno.

Sull’Isola Palmaria si trova anche uno dei locali che ha fatto la storia dell’enogastronomia ligure: la Locanda Lorena. Aperta nel 1997 da Giuseppe Basso, già proprietario della famosa trattoria “Da Iseo” di Porto Venere, utilizzando una costruzione a picco sul mare è una tappa obbligata per chi visita l’isola. Un ambiente easy-chic, frequentato da numerosissimi personaggi famosi, sia italiani  che del jet set internazionale. Basta dare un’occhiata alle pareti ricche di fotografie per capire quanto questo ambiente sia amato dalle celebrità.  Il mare è il protagonista del menù che offre comunque una grandissima scelta per andare incontro alle richieste di una clientela così cosmopolita. Oltre a mangiare alla Locanda Lorena è anche possibile pernottare nelle sue camere o salire nell’esclusiva Residenza Maiella, una location unica sulla vetta dell’isola da cui si gode di una vista mozzafiato sul golfo.  E ricordate che se arrivate a Porto Venere e non avete un’imbarcazione basta una telefonata per farvi venire a prendere gratuitamente dal bellissimo motoscafo veneziano messo a disposizione dalla Famiglia Basso.  (www.locandalorena.com Via Cavour, Isola Palmaria – Italia. Tel: (+39) 0187 792370 Fax (+39) 0187 766077. E-mail: info@locandalorena.com).

Per concludere se siete troppo impegnati a visitare l’antico borgo di Porto Venere e non avete il tempo di sedervi al ristorante vi consigliamo l’Anciua Ligurian Street Food. è un piccolo locale a conduzione familiare nel carugio di Porto Venere dove mamma e figlia propongono una serie di prelibatezze da consumare sul posto o da portare via. Trovate focacce, panini e sgabei farciti di terra e di mare con ricette ed ingredienti del territorio come salsiccia di Pignone, cima genovese, muscoli del Golfo, polpo alla portovenerese…  Torte rustiche spezzine e lunigianesi di produzione casalinga… Cartocci di baccalà, acciughe di Monterosso, panissa di ceci, mortadella fritta, focaccia al pesto, farinata… Vino Cinque Terre, birra artigianale Val di Vara, Limonata Portofino per pasteggiare e per fare aperitivo… Insomma una cucina semplice, ma autentica anche da gustare a passeggio o in escursione. Anciua Ligurian Street Food, Via Capellini, 40, Porto Venere, SP Cell. 3317719605.

(A cura della redazione)

 

 

 

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