Slowly Sesta Godano

Svolgo tante docenze nei corsi di qualifica abilitante alla professione di Guida Ambientale Escursionistica, e Sesta Godano rientra a buon diritto fra i luoghi, interessati dall’Alta Via dei Monti Liguri, che ogni volta più “sottolineo” in grassetto e corsivo.

Quando ho potuto regalarmi buon tempo, mi è sempre piaciuto esplorarlo slowly questo borgo-terrazza di media collina e circa 1.500 anime, lungo la sponda di destra del Gòttero/a, torrente solcato da un bel ponte medievale, ora ripopolato di trote fario, ed il cui nome rinvia al monte più elevato (1.639 m) della provincia spezzina.

Il toponimo si creò dall’unione di Sesta e Godano. La “Sesta” – toponimo peraltro variamente interpretato – dominava il cuore dell’alta Val di Vara, storico asse per risalire dalle zone litoranee l’Appennino, in direzione della Padanìa.

Ti trovi, amico Lettore, nel Parco naturale regionale di Montemarcello-Magra-Vara, e respiri genius loci e fiera ruralità a pieni polmoni… Mulattiere, abeti (monte Antessio), castagneti e seccatoi, carbonaie, resti di mulini, cascine, allevamenti…

I castelli sparsi sul territorio (in primis quello di Godano) sventolarono insegne malaspiniane, ma sin dall’età longobarda aspre durarono qui le contese (potente era anche l’abbazia di Brugnato), e se ne occupò – da guelfo bianco deluso – Dante stesso, inclusi alcuni riuscitissimi endecasillabi nella sua Commedia, “tragge Marte vapor di val di Magra, ch’è di torbidi nuvoli involuto”… Tutti gli abitati, non a caso, confermano architetture difensive, case-fortezza, stretti vicoli. Dei Malaspina, poi, si narra che nel ‘500 uno di costoro, particolarmente tirannico, pretendesse perfino l’odioso ius primae noctis, fin quando i sudditi non si ribellarono, malmenandolo con sacchetti di sabbia onde non lasciar segni sul corpo, e riducendolo in fin di vita…

Purtroppo, frequenti dispute, epidemie, incendi, grandinate, esondazioni tormentarono nei secoli l’economia locale, ma a metà ‘800 un collegamento tra Sesta e Carrodano permise traffici rivitalizzanti, e dunque migliori qualità della vita…

Il castello di Godano, in origine estense, è stato indagato a fondo pochi anni fa (Chiarenza, Baldassarri…), impegnativa fatica che ha datato al ‘200 l’assetto sommitale e rivelato perfino una zecca clandestina, che coniava falsi genovesi e/o milanesi, delitto ieri come oggi assai grave. Il luogo è via via meta di visite escursionistiche (recensioni addirittura su TripAdvisor), che puoi far precedere anche da alcuni docufilm liberamente fruibili online. Ma qui mi piace suggerirti anche le suggestive frazioni di Chiusola, che valse da varco con pedaggi doganali e dove ammirare antichi bassorilievi; Cornice, dove la chiesa dall’alto campanile protegge un territorio che beneficiò degli influssi dei monaci colombaniani irradiantisi da Bobbio; Mangia, con la corte interna e i magnifici passaggi voltati in pietra; Groppo, dove del castello demolito dai Genovesi nel 1174 nulla rimane ma dove sostare, soprattutto, dinanzi alle sfingi d’ingresso-paese e alle sculture-maschere apotropaiche murate nelle pareti: misteriose presenze, ma certo propiziatorie e di ammonimento, una spiritualità che le comunità del Vara condivisero col Chiavarese, la Lunigiana, l’Emilia, la Garfagnana…

A Canaverbone (Cavanerbone) giungi agevolmente da Rio di Sesta Godano. Lo scenario, a 1.000m di altezza, versante sud del massiccio del Gòttero, si dilata favoloso, sulla Val di Vara e fino al Golfo del Tigullio. Si coltivavano grano e segale, più di recente la pastorizia divenne difficile a causa del lupo. Se possiedi buon passo, da lì sali in mezz’ora anche a monte Malone (dove gli alleati aviolanciavano armi ed altro ai partigiani), lungo la recuperata “via dei carrelli”, ombrosa, invitante anche per le mtbike…

A mezza strada fra Chiusola e Orneto, area già attigua allo zerasco, sorge infine, su una sorta di sperone roccioso, il santuario della Madonna della Penna, assai antica cappella, che a lungo valse da riparo a pellegrini e viandanti, sulle trafficate vie “francigene” e del Taro. Terre di confine, fede, commerci, sapienze, spungate.

Nel complesso, il territorio si caratterizza per una valida rete trekking e mtbiking, con felici opportunità d’ippoturismo e – portata d’acqua permettendo – di rafting (Vara). Il Gòttero, Sito d’Importanza Comunitaria, con panoramica croce di vetta e un cippo commemorativo di gesta Resistenziali, ne costituisce un po’ il simbolo, a maggior ragione col suo nuovo bivacco-rifugio ecosostenibile, perfetto per anelli con scarponi o pedali. Il Gòttero s’ammanta di cerri, conifere e più sù maestose faggete, che diedero legno prezioso e che solo in cima cedono a praterie. Da quel “belvedere” lo sguardo spazia tra valli, guglie, e talora fino alla Corsica e la Versilia…

La gastronomia è contadina e (commendevole eco del passato) può sciorinarti ricette con borlotti, dolci cipolle rosa, cavolo nero, funghi che seccavano sui tetti delle case, castagne, frutti di bosco, miele, erbe aromatiche, carne di cinghiale… Il grasso era categoricamente lardo, e non pochi infornavano da sé il levà, il celebre, rustico e goloso pane casereccio. Ho notizia di un foglietto, riemerso da archivi presso Varese Ligure, con due ricette settecentesche, un sanguinaccio e un pane per il Natale. E di un libriccino delizioso a firma Carlo De Vincenzi, Le antiche ricette del monte Gottero (2010 e successive ristampe), edito dall’associazione Buto Cultura così da raccogliere proventi per restauri di chiese.

Cosa apprendere dalle tradizioni?

Che nei giorni importanti in Val di Vara si cuoceva (e “parpelava”) a lungo ö töccö, il sugo di carne. La farinata con ricotta era/è una sorta di castagnaccio impastato con un poco di farina di mais, menta fresca, olio, formaggio grattugiato, uovo. Ecco poi specificamente a Sesta Godano la torta di grano (salata) “condivisa” con Zignago, la torta di farro (reintrodotto da un’agricoltrice di Scogna) talora rinforzata da patate schiacciate e che presenzia la festa mariana d’agosto*, la torta di riso, il minestrone celebrato il 14 agosto in frazione Pignona, i ravioli, i crocché (stecchi nell’ostia) in frazione Chiusola di cui scrisse anche Salvatore Marchese, i piatti a base di coniglio… Quanto alla viticoltura, un tempo il bonfrà/monfrà alludeva a dolcetto, e il cosiddetto “Godano rosso” mescolava uvaggi di bonfrà e sarasina. Oggi, coraggiosi e nitidi segni di ripresa svelano superfici vitate sia con varietà autoctone (vermentino, albarola) che internazionali (syrah, merlot, cabernet). Buona fortuna, e prosit!

*negli anni ‘90 del secolo scorso l’attento giornalista del Secolo XIX Bruno Della Rosa, a p. 78 del suo ormai introvabile Antiche osterie nell’entroterra spezzino (CCIAA), scrive: “In molte località della Val di Vara, e in modo speciale nei dintorni di Sesta Godano, non si è perduta un’antica e saporita ricetta contadina. Si tratta della torta di farro che una volta veniva preparata per il fabbisogno di casa delle famiglie che vivevano della loro terra”.

CIPOLLA DOLCE DI PIGNONA

La “Cipolla Dolce di Pignona” prende il nome dall’omonima frazione del Comune di Sesta Godano, situata sulla costa della stretta valle solcata dal torrente Gottero. La sua presenza è documentata in zona fin dall’ottocento e la sua coltivazione, nel tempo, si è diffusa in tutto il territorio dell’ Alta Val di Vara sino agli orti della riviera del Golfo del Tigullio. Appartiene al ceppo della cipolla comune ovvero alla famiglia delle Liliacee, genere Allium, specie Allium Cepa. Rinomata per la sua dolcezza, buona pezzatura e produttività, la cipolla di Pignona ha una forma schiacciata e può raggiungere anche un chilo di peso. Ha un sapore dolce e deve essere utilizzata durante la stagione estiva sino a inizio autunno, dopo inizia a germogliare. Il colore è biondo-rosato con striature violacee. Si semina nel mese di luglio e si trapianta a ottobre/novembre. Il seme si recupera annualmente da alcune cipolle lasciate nel terreno a produrre il fiore. Per la sua dolcezza viene usata normalmente a crudo con insalata e pomodori, ma è anche molto buona cotta al forno, ripiena, nelle torte, tagliata a fette di 3 mm. circa e  passata semplicemente nella farina, oppure in una pastella di acqua e sale e poi fritta, ma il tipico piatto è la frittata di cipolle con l’uso di bulbo e foglia.(come da Ricetta). La regione Liguria nel 2014 ha riconosciuto il Marchio Collettivo alla Cipolla dolce di Pignona e quest’anno, domenica 2 di luglio, si farà la Prima Sagra della Cipolla dolce di Pignona  nel Parco Pertini a Sesta Godano.

IL PROGETTO LIFE STREAMS

Il Parco Regionale Montemarcello Magra Vara, grazie al progetto europeo Life Streams, ha dato il via all’attività di ripopolamento del torrente Vara con nuovi esemplari di trote mediterranee pure, una specie quasi scomparsa dai suoi habitat naturali per la presenza diffusa di specie aliene e ibride, e la cui presenza offre all’ecosistema un equilibrio fondamentale. A Chiusola, dove è operativo l’Impianto Ittiogenico della Val di Vara, unico in Liguria, con incubatore per la riproduzione artificiale delle trote, è tutto pronto per rilasciare gli esemplari di Trota Fario autoctona. Un progetto che avrà ricadute anche turistiche richiamando gli appassionati anche da molto lontano.

LA FESTA DEGLI SPAVENTAPASSERI

Tra le manifestazioni che si svolgono sul territorio di Sesta Godano particolare importanza ha assunto la Festa degli Spaventapasseri di Groppo. Questo antico metodo di proteggere i campi coltivati è qui diventata tradizione locale. La frazione si addobba a festa e gli spaventapasseri accompagnano il visitatore in un percorso di degustazione di produzioni tipiche locali. Nelle cantine del paese, identificate da nomignoli e soprannomi in uso a Groppo in passato per identificarne i vecchi proprietari, vengono offerti i principali prodotti enogastronomici della Valle, mentre fisarmoniche e canti popolari allietano il percorso. La manifestazione si svolge l’ultima domenica di Luglio.

Umberto Curti

LE GOLOSITA’ DI SESTA GODANO

(A cura della redazione)

La Val di Vara è la terra di elezione del vitigno Albarola e nella suggestiva frazione Cornice di Sesta Godano si trova l’Azienda Agricola Cornice. Nata alla fine degli anni 90 grazie alla volontà di Ivano Luigi De Nevi, attivissimo titolare, sorge nella vallata del Vara dove il microclima e la composizione del terreno sono tra le più favorevoli per la coltivazione della vite fin dal medioevo. L’azienda si estende su una superficie di 60 ettari di terreno, 3 dei quali sono coltivati a vigneto (coltivazione biologica), circa 1 ettaro ad uliveto ed un apposito “fondo chiuso” di 9 ettari è dedicato alla raccolta dei funghi e delle castagne.  Ivano ha creduto fortemente nel vitigno Albarola ed è tra i pochi produttori che lo producono in purezza. Inoltre imbottiglia vini di qualità, esclusivamente dalle proprie uve che sono della varietà Ciliegiolo, Merlot e Syrah, per i vini rossi, e Sauvignon per i vini bianchi. La sua cantina è aperta per degustazioni e visite ai vigneti in situazioni paesaggistiche di grande impatto, tutto a pochi chilometri dalle rinomate Cinque Terre. Per maggiori informazioni: www.azienda-cornice.it – Tel. 3397602858.

A Sesta Godano di trova anche il nuovissimo stabilimento del Pastificio Val di Vara nato per volontà del giovane imprenditore Andrea Zanini, legatissimo alla sua terra d’origine, e che qui, nel cuore dell’Alta Val di Vara, dove ha sede l’unico Biodistretto della Liguria, ha riunito un gruppo di abili pastai dando vita ad un’attività che è un progetto non solo gastronomico, ma anche umano e culturale. La sintesi di uomini, cultura e gastronomia si coglie particolarmente in due prodotti: i Pansoti di Boragini, spinaci e bietole con la ricotta prodotta dalla cooperativa Casearia di Varese Ligure, specializzata nelle produzioni biologiche, e i ravioli di carne e verdura come da “Antica Ricetta Val di Vara”.  Ma il catalogo è ricchissimo con una sezione certificata Bio e con proposte strettamente legate al territorio. I furgoni branderizzati Pastificio Val di Vara fanno la spola tra i migliori ristoranti della Riviera di Levante per i quali offre un servizio capillare. Vi invitiamo a richiedere questi prodotti al vostro ristoratore di fiducia e assaggiare i sapori di questa splendida vallata. Per maggiori info: www.pastificiovaldivara.it Tel. 3472331266.

Segnaliamo infine una giovane azienda che da pochi anni ha impiantato la coltivazione del Crocus Sativus, ovvero lo zafferano, nel vero e proprio cuore verde dell’entroterra ligure di Levante. Nella caratteristica frazione di Pignona, Simona Castelletti ha fondato l’Azienda Agricola Ca Balan, dal soprannome che accompagna la sua famiglia da generazioni. Nel 2018 la prima semina di un migliaio di bulbi che hanno dato vita alla prima raccolta. L’attenzione nell’utilizzo di una materia prima proveniente da antichi produttori italiani certificati bio, il rispetto totale per il territorio e l’ambiente, dove nessun elemento chimico viene utilizzato (ma solo tanta cura e pazienza), permettono di coltivare in modo naturale uno zafferano di ottima qualità. La commercializzazione avviene in splendide confezioni in vetro dove i pistilli mantengono le caratteriste organolettiche originali corredate dai preziosi consigli di utilizzo. In cucina, nella cosmesi, nella tintura e nella pittura, questa spezia è stata utilizzata sin da tempi antichi. Antidepressivo naturale e antiossidante, ostacola i radicali liberi e ne contrasta l’invecchiamento, questa spezia possiede particolari proprietà analgesiche, calmanti, eupeptiche, toniche per il sistema nervoso, stomachiche e digestive.  Perchè lo Zafferano non significa solo Risotto alla Milanese! Per info: www.facebook.com/zaffipigni Tel.340.5351011

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