Campo Ligure: tra filigrana e Revzora

Campo Ligure è un esempio evidente di borgo rurale storico. Al di là di qualunque definizione vocabolaristica o etimologica, il termine “borgo” ha una certa corrispondenza nelle aspettative del semplice visitatore.

In altre parole, quando si sente parlare di borgo si immagina un luogo non urbano, solitamente circoscritto da mura o da confini naturali, con un agglomerato abitativo datato che ne espliciti anche visivamente la storicità. Io credo che Campo Ligure rappresenti al meglio l’idea di borgo storico, e non per nulla, da due decenni, è entrato a far parte della rete che elegge e promuove i cosiddetti “Borghi più belli d’Italia”. Le ragioni di questo riconoscimento appaiono evidenti anche ad una prima occhiata, poiché Campo Ligure si presenta al visitatore come un agglomerato compatto e armonico che include tutti i più classici elementi architettonici caratteristici dei borghi: il castello, il monastero, le chiese, gli oratori, i palazzi nobiliari, le vie commerciali, il reticolo dei vicoli, le piccole piazze, i ponti e, tutt’attorno, il “contado”, cioè l’area prettamente rurale. Attorniato da tre corsi d’acqua (Stura, Angassino e Ponzema) e circondato da montagne che raggiungono quasi i mille metri di altitudine, l’abitato di Campo Ligure presenta l’aspetto armonico e rassicurante dei borghi antichi, capaci di mostrare la loro storia senza alcuna ostentazione ma con la gradevole consapevolezza della coerenza. Inoltre, il pregevole territorio comunale è incastonato fra il parco naturale regionale del Beigua (UNESCO Global Geopark) e il parco naturale delle Capanne di Marcarolo, due aree protette che automaticamente riconoscono all’intero comprensorio un valore ambientale e naturalistico di pregio, tanto apprezzato dagli amanti del trekking e della mountain bike anche per la fitta rete di sentieri che caratterizzano il territorio campese collegandolo con i distretti confinanti.

Siamo in valle Stura, poco più di mezz’ora d’auto da Genova, dove la Liguria confina con il Piemonte. L’ambiente è il più classico entroterra ligure con il primo spartiacque appenninico a separare il versante mediterraneo dal padano. Da sempre paese di transito nonché importante crocevia commerciale, Campo Ligure, nella storia, ha inseguito – e in parte ottenuto – una certa “autonomia” che gli ha consentito, in alcuni periodi, di sviluppare una fiorente economica soprattutto nella produzione di legname, nella lavorazione del ferro e del cotone. Ma sarà con la fine dell’Ottocento e l’insediamento dei primi artigiani gioiellieri che prenderà avvio la più singolare e caratteristica attività campese, ovvero la lavorazione dell’argento per la produzione della filigrana. E si torna al fascino dei borghi, all’immaginazione collettiva di luoghi culla di quell’artigianato di pregio capace di caratterizzarne l’immagine e in qualche modo definirne il fascino. Campo ligure lega buona parte della sua attrattività artigianale alla straordinaria capacità artistica dei suoi filigranisti, abilissimi modellatori di sottili fili d’argento che diventano creazioni raffinate e ricercate: mani di donne e uomini che, con ruoli diversi, mantengono viva una tradizione tuttora attiva e fiorente.

È un’arte antica, quella della filigrana, probabilmente appresa in Oriente da curiosi e abili artigiani genovesi che, in un tempo lontano, decisero di cimentarsi in questa lavorazione impegnativa capace di raggiungere livelli di espressione artistica di assoluta eccellenza. Tutt’oggi le botteghe artigiane del borgo sono numerose e a testimonianza del glorioso passato dal quale scaturiscono, rimane un museo ricco di reperti locali e internazionali attraverso i quali ripercorrere quella che si potrebbe definire come l’epopea dei filigranisti campesi.

Ma si sa, i borghi sono anche scrigni di cultura gastronomica e Campo Ligure non è certo da meno, a partire da una preparazione che rimane unica nel panorama alimentare ligure, cioè la Revzora. Si tratta di un prodotto da annoverare tra le focacce che include, come ingrediente singolare, la farina di mais. Confezionata in forma di piccole focaccette o preparata in teglia, come per la focaccia genovese, per tradizione si accompagna ai salumi, in particolare alla testa in cassetta, anch’essa vera e propria specialità locale. Il nome Revzora (scritto in diversi modi) potrebbe derivare da Revezzêu, una sorta di farina di grano assai grossolana formata soprattutto da crusca. In passato il revezzêu era una farinella economica, se vogliamo “povera”, per chi non poteva permettersi di meglio; ancora cinquant’anni fa si usava normalmente in campagna per preparare pastoni destinati a bovini, suini e animali da cortile. Una ipotesi ragionevole riguardo l’evoluzione della Revzora potrebbe suggerire che la versione contemporanea derivi da una focaccia antenata preparata proprio col revezzêu. In seguito, con l’introduzione del granturco e il suo inserimento entro diverse preparazioni tradizionali, potrebbe essere stata cambiata la composizione degli ingredienti rispetto alla ricetta originale, conservando, però, il nome del prodotto.

E se la Revzora rimane certamente uno dei più significativi simboli gastronomici del paese, il territorio campese regala anche eccellenti formaggi, derivati da allevamenti bovini e caprini che sfruttano i pascoli della fascia montana. Inoltre, i numerosi castagneti danno ancora ottime castagne e funghi pregiati. A chiudere il capitolo delle produzioni agroalimentari locali, oltre alle patate e agli ortaggi, spiccano i mieli di fioriture erbacee e forestali, dai delicati millefiori e acacia fino al più deciso e aromatico castagno.

La cucina locale conserva piatti tradizionali che richiamano la cultura contadina del profondo entroterra. La bazzurra è una sorta di budino a base di castagne, latte, farina e zucchero che deriva da una preparazione antica assai più rustica nella quale l’apporto dolciastro era dato solo dalle castagne. La pute è un altro piatto di origine contadina e nasce da una minestra a base di ortaggi e fagioli – i cosiddetti fagioli rossi locali – che diventa la saporita acqua di cottura per la farina di mais. Il risultato finale è una polenta arricchita dagli ortaggi e insaporita da una fetta di lardo e parecchio aglio. Oggi si mangia appena tolta dal fuoco, magari rifinita con una noce di burro e una generosa spolverata di parmigiano, mentre in passato si conservava anche il giorno successivo, per inzupparla nel latte a colazione o, in casi particolari, friggerla in olio bollente. Altra ricetta campese, condivisa con la tradizione gastronomica regionale, è una versione locale del classico polpettone di patate e fagiolini, che oltre a prevedere fra gli ingredienti i funghi secchi, le uova, il formaggio parmigiano, l’aglio, la maggiorana e una leggera spolverata di origano in uscita dal forno,  impone l’uso dei cosiddetti gancetti, fagiolini verdi di varietà antica che presentano una forma arcuata molto pronunciata, una notevole tenerezza e l’assenza del fastidioso filamento assai frequente in altre tipologie di questi legumi. E sarebbero ancora tante le ricette locali da citare, ma una, in particolare, rimane nei ricordi di qualche anziano come un sogno antico. Si tratta di una minestra a base di zucca e latte nella quale si mettevano anche i fagioli rossi (quelli della pute) e le patate, completandola con la pasta, solitamente fettucce fatte in casa.

La complessa stratificazione storico-artistica di Campo Ligure e il suo prestigioso patrimonio culturale non possono certo essere sintetizzati in poche righe, né sarebbe possibile descrivere le opere d’arte racchiuse negli edifici sacri o la storia che si respira per le strade del paese, magari risalendo la via verso il castello per una visita a questo straordinario edificio storico.

Così rimane ampio spazio alla sorpresa, ricordando che un borgo, talvolta, è il luogo che alla fine di una visita lascia la voglia di tornare, se non, perfino, di pensare di poterci vivere. Campo Ligure lascia questo buon retrogusto, provare per credere.

Sergio Rossi

Bernardo Strozzi originario di Campo Ligure

Bernardo Strozzi (Campo Ligure 1581- Venezia 1644). Che il grande pittore seicentesco fosse originario di Campo Ligure lo si diceva da tempo, pur in assenza delle necessarie conferme documentali. Tuttavia, una recente ricerca archivistica ha finalmente confermato le convinzioni di molti campesi, tanto che, prossimamente, l’Amministrazione, assieme agli studiosi che si sono occupati della ricerca trovando i riscontri tanto attesi, ufficializzerà la notizia. Nella parrocchia di campo, dedicata alla Natività di Maria Vergine, campeggia una pala d’altare raffigurante il Martirio di Santa Lucia, realizzata proprio dallo Strozzi in età giovanile.

Il borgo dei borghi… e dei giovani

Campo Ligure non fa solo parte dei Borghi più belli d’Italia ma ha rappresentato la Liguria  nell’edizione 2022 del concorso “Il borgo dei borghi”, classificandosi al quinto posto assoluto. Questo risultato di grande prestigio ha portato in dote una visibilità mediatica straordinaria, che promette ricadute positive in termini di comunicazione e promozione, destinate a durare nel tempo. Camminando per le vie del borgo o visitando il castello Spinola, il museo della filigrana, i numerosi edifici religiosi custodi della tradizione spirituale dei campesi e ricchi di opere d’arte, si percepisce una vitalità giovanile che contrasta con le statistiche demografiche liguri. Questa sensazione fa ben sperare per il futuro di Campo, soprattutto in un momento in cui l’Amministrazione comunale, grazie a diverse linee di finanziamento alle quali ha avuto accesso mediante altrettanti progetti, si prepara a spendere una cifra assai rilevante per migliorare la fruibilità del castello, per il recupero strutturale e funzionale di parte dell’antico convento e per altri interventi destinati ad arricchire l’offerta turistica complessiva.

Il Giardino di Tugnin

Definirlo un luogo singolare se non proprio unico è del tutto appropriato. Si tratta di un parco artistico-culturale entro il quale sono esposte numerose sculture lignee realizzate dall’artista campese Gianfranco Timossi.

Ciò che rende ancora più speciale questo fazzoletto di terra posto alla base del castello, è la storia dell’uomo a cui è stato intitolato. Antonio detto Tugnin era un carpentiere campese che tornato al paese dopo il pensionamento ottenne dal Comune un piccolo appezzamento di terra allora in abbandono. Egli la recuperò trasformandola in orto e, in seguito, luogo di “passatempo” per anziani, finché non chiese a Gianfranco Timossi se volesse portare lì alcune sue opere di dimensioni ragguardevoli. Timossi accettò e le sculture furono trasferite dove oggi si possono ammirare in tutta la loro imponenza. Quando Tugnin venne a mancare gli venne intitolato il giardino in segno di riconoscenza. Oggi la gestione del parco culturale è in mano all’associazione Amici del Giardino di Tugnin che ne cura l’apertura.

Gianfranco Timossi nasce a Campo Ligure nel 1936 e impara l’arte della scultura dal nonno passando intere giornate nel suo laboratorio. Trascorre parte della sua vita a Rodi e là scolpisce numerose opere che poi trasferirà in Italia. Le sue sculture trasmettono una forte suggestione evocativa espressa attraverso i tratti decisi e potenti dei personaggi che rappresenta.  (Per saperne di più visitate il sito ilgiardinoditugnin.org)

CAMPO LIGURE GOURMET

Come accennato nell’articolo di Sergio Rossi il prodotto che più contraddistingue il borgo è la Revzora. La trovate in molte botteghe ed ognuna ha la sua ricetta segreta. Noi vi consigliamo di assaggiarla presso il Pasticci’amo Bistro in Piazza Tabaccheria. Un locale che è al tempo stesso una pasticceria, una caffetteria, una gelateria, una panetteria… e non solo. Qui potete immergervi nei gusti del borgo: i gelati artigianali sono prodotti con il latte della vicina Azienda Agricola i Piani, la ricotta dal Caseificio Garre è la base per la preparazione dei dolci e gli spirits liguri come Basanotto e CoroChinato sono alla base degli aperitivi. Chiara, la titolare, ha una vera e propria passione per la pasticceria proveniente dal coinvolgimento già da bambina nella panetteria di famiglia nella vicina Rossiglione e che ha ulteriormente perfezionato con la frequentazione di corsi di formazione. Nel 2018 ha deciso di aprire la sua attività e da un soggiorno in Molise, sua terra di origine, ha portato le farine e l’Olio EVO proveniente dagli uliveti di famiglia. Con il compagno Andrea svolge un’importante opera di promozione dei prodotti locali e ha presentato una sua interpretazione della Revzora creando un dolcetto in fase di registrazione: si chiama Revzotto e la forma esagonale è ispirata dalla sagoma del castello della cittadina osservato dall’alto.  Il nuovo prodotto, lanciato all’inizio dell’estate, ha già ottenuto il marchio “Gustosi per Natura” del Parco del Beigua. Questa delizia è il risultato di una collaborazione unica tra due attività locali, una pasticceria e una gioielleria. Chiara  spiega entusiasta: “Il biscotto che abbiamo creato è preparato con la pregiata farina di mais della Revžöra. Per renderlo ancora più caratteristico, abbiamo avuto l’idea di dargli la forma del suggestivo castello di Campo Ligure. Abbiamo discusso dell’idea con Janos Gabor Varga, il fabbro gioielliere, e lui ci ha suggerito di riprodurre la sagoma dell’edificio da un’angolazione particolare, vista dall’alto. Ci siamo detti: perché no? Così, Janos ha creato uno stampo esagonale con i caratteristici merli al centro e ci siamo subito messi al lavoro con gli ingredienti”. Per maggiori info www.pasticciamobistro.it tel. 3516258373

Per i suoi dolci Pasticci’amo Bistro utilizza la ricotta del Caseificio Garre. Una realtà che vi consigliamo vivamente di visitare. Dopo una  lunga esperienza nella lavorazione del formaggio, prima presso le Valli Genovesi e poi  in un caseificio a Reggio Emilia dove si produceva il Parmigiano Reggiano,  Carlo Oliveri,  nel 2016 ha deciso di tornare in Liguria e ha fondato l’Azienda Agricola Garre. Ha impiantato una stalla con mucche di razza Cabannina e New Jersey ed ha avviato la produzione che comprende ricotte, robiole, primo sale e il ligure, stagionato da due a sette mesi e naturalmente il Cabannin e la Prescinsêua. Carlo si occupa direttamente della distribuzione e con il suo furgone brandizzato recapita i prodotti ai negozi e ai ristoranti della zona. Ma è possibile acquistarli anche presso la sede aziendale dove Carlo con la sua simpatia vi farà dimenticare lo stereotipo del ligure che non sa accogliere i turisti.  Con il sorriso sarà felice di farvi degustare i suoi formaggi ed iniziarvi alle pratiche della caseificazione con una visita nella sua azienda agricola nella quale toccherete con mano la passione che lo anima. Per maggiori info: Az. Agricola Garre, via Vallecalda 80, Campo Ligure tel. 3475961844.

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