L’Assessore Mai chiarisce il futuro delle De.Co. liguri

Intervista di Stefano Spezzini.

La presentazione delle “Lazarene con il sugo di nocciole”, antico piatto di Vendone, entroterra di Albenga, riscoperto e valorizzato con la De.Co., la Denominazione Comunale, è stata l’occasione per parlare con l’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai di come l’entroterra (ma non solo) possa puntare sulle sue eccellenze per sviluppare l’agricoltura, certo, ma anche il turismo. “Come Regione crediamo molto alle De.Co., al punto che abbiamo approvato un regolamento affinchè ci sia uniformità tra i Comuni nella concessione della Denominazione Comunale. Sino ad oggi, infatti, le De.Co. sono state concesse con criteri anarchici, ci sono Comuni che hanno 8 o 9 De.Co. ed altri che non ne hanno proprio. Una sorta di jungla che, alla fine, non fa il bene dei prodotti e serve a poco. Il nuovo regolamento, inoltre, snellisce le pratiche per ottenere le De.Co.”, spiega Mai.
Cosa è De.Co. e cosa non è De.Co.? “Ecco, questo è il vero punto. Le ‘lazarene al sugo di nocciole’ sono sicuramente De.Co., hanno una tradizione lunghissima, sono l’espressione di un territorio visto che utilizzano farina di castagne e nocciole dei nostri boschi, altri piatti più giovani, invece, non potranno avere diritto alla De.Co. non perchè non siano buoni, ma perchè non hanno storia o utilizzano prodotti che non appartengono al nostro territorio. Ma le Denominazioni Comunali non riguarderanno solamente prodotti, puri o lavorati, ma anche eventi come la sagra del Bagnun di Acciughe di Riva Trigoso, che, se lo vorrà, potrà richiedere la De.Co. Si tratta di un mondo, insomma, che vuole promuovere le eccellenze comunali in campo agroalimentare”, prosegue l’assessore.
Ma a cosa servono le De.Co.? “Per prima cosa servono a valorizzare le nostre eccellenze. Per questo sarà istituito un Albo regionale dove saranno registrate tutte le De.Co., poi sono previste iniziative per promuoverle. Penso, ad esempio, alle varie fiere internazionali dove la Regione è presente, portare l’Albo delle De.Co. servirà a far conoscere in tutto il mondo non solo il pesto, ormai internazionale, ma centinaia di specialità liguri. Non solo. I Comuni, le Pro Loco, le associazioni potranno promuovere le De.Co. con feste, iniziative, manifestazioni, senza contare che una promozione intelligente può portare nei singoli Comuni un turismo enogastronomico, in forte crescita, capace di rilanciare ristoranti, panifici, aziende agricole. Certo, una De.Co. deve essere messa a sistema assieme alle bellezze dei singoli Comuni. Restando a Vendone, le ‘lazarene’ possono diventare un richiamo per chi viene a visitare il parco delle sculture di Rainer Kriester o il museo della ceramica o fare una passeggiata a Castellermo”, spiega ancora Stefano Mai.
E le De.Co. concesse sino ad oggi? “Questo è un problema, mi riallaccio allo snellimento delle pratiche. Per avere la denominazione bisognerà che il prodotto abbia almeno 25 anni di tradizione, il Comune dovrà istituire una commissione di esperti, bisognerà decidere la concessione con una delibera del Consiglio Comunale. Bisognerà fare un po’ di pulizia sulle De.Co. concesse in questi anni, la maggior parte hanno i requisiti per essere inserite nell’Albo regionale, altre, oggettivamente, perderanno la denominazione, ma credo che aver messo ordine in questo settore sia una cosa positiva per poter valorizzare in maniera efficace le Denominazioni Comunali che lo meritano. Voglio però tranquillizzare tutti. La Regione, sulle De.Co., non sarà un tiranno cattivo, vogliamo lavorare per valorizzare e sviluppare il turismo enogastronomico e le De.Co. rientrano in questa volontà di sviluppo”, conclude Stefano Mai.

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