Cervo: assumpsit me de aquis multis

Cervo, arroccata sul suo promontorio, oggi come ieri domina il golfo dianese, quasi faro su una terrazza naturale. Scrivevo (1) che frammenti di lapidi presso l’antica San Nicola (eretta su rovine d’un tempio pagano?) prospettano un’origine romana, mansio del II secolo a.C. – “favorita” da sorgenti – , peraltro un nucleo di poche abitazioni, l’assetto attuale risale tuttavia al Medioevo. E permane incerta l’origine del toponimo, transito dal latino al volgare… Solo questo svelano sinora archeologi e storici.

Il borgo, poche centinaia di abitanti e un dedalo di carruggi salmastri dove oziano gatti felici, sta fra i più ammalianti dell’intera Liguria (che pur ne è ricchissima). La mia prima visita, e conservo ancora il dépliant prelevato allo IAT, in un lampo esaurì un rullino da 24 pose. Palme, casine pastello, meridiane, panchine, acciottolati, fioriere, silenzi di sole e d’ombra…, e sul mare di quel giugno un orizzonte dai maestosi gabbiani. A Cervo si giunge agevolmente tramite autostrada e SS1 Aurelia, non più in ferrovia, dal 2016 spostata a monte.

Dopo i saccheggi dell’età barbarica, i bastioni bizantini frenarono – quantomeno in parte – le scorrerie piratesche (eccidi, stupri, rapimenti), e dopo “travagli” carolingi e arduinici, d’un feudalesimo arduo a riassumersi, l’abitato si sottomise a Genova, ma ricadendo alcuni anni sotto i Del Carretto… Infine, all’inizio del XIX secolo, Cervo fu “francese”, dipartimento di Montenotte, e dopo il congresso di Vienna (1814) inclusa in quell’àmbito sabaudo che poi generò il Regno d’Italia.

Anche qui si praticò a lungo la pesca del corallo, l’oro rosso (le lavorazioni del raccolto avvenivano anzitutto a Genova), economia che declinò nel ‘700, anche a causa d’un barcarizzo di 30 natanti che, come altri, tragicamente affondò durante una tempesta presso le ostili Bocche di Bonifacio (Cervo vien detta anche “paese delle 100 vedove”). Un graffito, inciso su uno stipite del portale cinquecentesco di Nostra Signora della Rovere, a San Bartolomeo al Mare, svela non a caso una barca attrezzata. A Cervo la barocca parrocchiale di San Giovanni Battista (1734), dalla facciata concava, è nota proprio come “chiesa dei Corallini”, via via edificata anche coi proventi del corallo. Assumpsit me de aquis multis super excelsa statuens me(2) (Mi hai tratto da acque profonde e mi hai collocato nelle altitudini), recita sulla volta verso l’altar maggiore una scritta salmodiante dorata (nella chiesa anche un Crocifisso in legno del Maragliano, o sua scuola). E una collana di corallo decora perfino il collo della “fantesca” addetta ai volatili in una delle tele più celebri di Bernardo Strozzi (Palazzo Bianco, Genova).

Passeggiando, senza fretta (e una dinamica Pro Loco propone visite storico-culturali assai formative…), a Cervo incontri alcuni bei palazzi patrizi dal ‘600 all’800, e – retrostante al centro – il castello dei marchesi di Clavesana, baluardo d’origine ducentesca (si rammentino le scorrerie piratesche), ma da un quarantennio sede museale, con le raccolte etnografiche “Franco Ferrero” che in 5 sale tematiche rievocano scene d’antan. Anche la cosiddetta torre del Capo, cilindrica e più recente (in parte danneggiata), ancora “contrastava” i pirati barbareschi sul mare tra i capi Berta e Mele, flagello che durò almeno fino al trionfo cristiano nella battaglia navale di Lepanto (1571).

Ecco poi botteghe, piazzette, buoni ristoranti, archi, saliscendi, lenzuola stese…, un senso d’autentico che arresta il tempo e rasserena il respiro. Nel “downtown” sorge anche il severo oratorio di Santa Caterina, romanico, oggi spazio eventi.

Adatti a tutti, infine, alcuni tracciati biking/hiking, non trascurando il luminoso panorama dal Parco comunale del Ciapà. Pini d’Aleppo, cespi odorosi di macchia mediterranea, sentieri affiancati da muretti a secco, ulivi…disegnano policromie che – presumo – avrebbero certo ispirato versi a Montale e prose a Biamonti, testimoniando un lavoro rurale che chiede (rispettosamente) alla natura alcune verticalità, confermandola compagna dell’uomo, non rivale. Wildlife stays wildlife pays.

Pomodori, limoni, viti (anzitutto Pigato e Vermentino), capperi, luppoleti di recente impianto per brassificare birre artigianali sciorinano alcuni dei doni per le tavole, insieme beninteso al pescato, a pasta fresca e ripiena (ravioli di borragine), conigli con olive e pinoli, torte di verdura… Si fregia inoltre della De. Co. dal 2011 il pestun du servu, sorta di marò (una salsa da mortaio) che scoprii qualche anno fa, forse in occasione di “Olioliva” a Oneglia, a base di fave fresche, aglio, menta, tuorli d’uovo sodo, mollica ammollata in aceto bianco e strizzata, sale grosso, ed eccelso extravergine locale. Si spalma su crostoni, oppure accompagna pesci “impattanti” (baccalà, stoccafisso) e carni, o ancora verdure.

Se cultura significa turismo, e turismo vale tenuta socioeconomica, Cervo è anzitutto musica (come Verezzi è teatro), e Dio voglia che la graduale uscita dalla pandemia riattivi eventi dal vivo. Cervo ospita dal 1964 il “Festival internazionale di musica da camera”, iniziativa di Sándor Végh, violinista ungherese cui Cervo intitola una via, che apprezzando l’acustica di piazza dei Corallini avviò qualcosa che ogni estate allieta i melomani con concerti serali all’aperto e performance di artisti d’ogni milieu internazionale (via via, per esempio, Benedetti Michelangeli, Pollini, Magaloff, Végh stesso, Ughi, Accardo, Gazzelloni, Bollani…).

Ma Cervo è anche “città che legge”, grazie a “Cervo ti Strega” (il 2021 siglerà l’ottava edizione), che legandosi al celebre premio letterario e all’amicizia fra Maria Bellonci e Orsola Nemi aggrega, rendendo ancora una volta piazza dei Corallini un salotto, romanzieri di fama, i quali raccontano se stessi oltre che le proprie opere finaliste… Amico lettore, a Cervo oggi come ieri un rullino da 24 pose non basta.

Umberto Curti

(1) U.Curti, Il cibo in Liguria dalla preistoria all’età romana, Genova, 2011

(2) si veda online un accurato studio di Alberto Berruti

UN BREVE TOUR  ENOGASTRONOMICO

Nel tour enogastronomico di Cervo non può mancare una visita al punto vendita della Azienda Agricola Steria Paolo, una piccola realtà a conduzione familiare. La fam. Steria produce con il proprio marchio un olio extravergine di oliva qualità taggiasca DOP ed il vino bianco Vermentino DOC. Dal 2015, con l’ingresso della giovane figlia Sonia nell’azienda di famiglia inizia la commercializzazione di prodotti tipici e il reimpianto di una nuova vigna di circa 5000 mq per la produzione di vini rossi. E quindi al Vermentino viene ora affiancato l’etichetta SediciLunedì, un vino rosso da tavola. Sonia, papà Paolo e mamma Franca vi aspettano tutti i giorni dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 17,30 (chiuso Mercoledì) ma tutti i prodotti sono acquistabili anche sul sito www.steriapaolo.it Via San Nicola 9 Tel.  0183 403106 o 333 3541974.

A Cervo ha anche sede la dinamica Azienda Agricola La Ginestraia, che sta portanto a termine la costruzione della nuova cantina sulle colline sovrastanti il borgo. Vengono vinificati Pigato Doc, Vermentino Doc, Rossese Riviera Ligure di Ponete Doc e un interessante versione Rosé Rosedelmare da uve rossese. Ma l’ultimo nato è il vino spumante brut Maestrale e il responsabile Mauro Leporieri è a disposizone per visite ai vigneti e degustazioni. Per maggior info: www.laginestraia.com, tel. 348 2613723.

Per i ristoranti segnaliamo il rinomato Ristorante San Giorgio. Una storia famiglare cominciata nel 1961 e che vede dal 1975 al comando della cucina Caterina Lanteri Cravet che ha portato il San Giorgio tra i ristoranti più blasonati della riviera. Un ambiente charmant con piatti di alta cucina che non vi lasceranno indifferenti. Con l’ingresso del figlio Alessandro l’offerta si è ampliata con l’apertura del Bistrot Sangiorgino, ospitato nel frantoio trecentesco sottostante il ristorante, dove in un ambiente più informale, è possibile prendersi una pausa di ristoro con i Baci di Cervo, il Pan dei Corallini e altre specialità abbinate con i vini della fornitissima enoteca. Il San Giorgio dispone anche di camere per il pernottamento. Per maggiori info www.ristorantesangiorgio.net. Via A. Volta 19. Tel. 0183.400175.

Proprio nel punto più alto del Borgo si trova il Ristorante Locanda Bellavista. Dal nome si capisce già che dalla terrazza si ha un panorama mozzafiato sul Golfo Dianese. Gestita dal 1960 dalla Famiglia Carrara, Francesca e Patrizia hanno il piacere di accogliervi e di proporvi una cucina semplice e legata ai  prodotti del territorio, sia dell’orto che del mare. Qui, in stagione, potete gustare il Pestun di Fave, prodotto DeCo di cui trovate la ricetta nell’articolo.  La Locanda dispone di 5 camere doppie e una singola appena ristrutturate. www.bellavistacervo.com, Piazza Castello 2, tel. 0183408094.

Per finire a Cervo ha sede Arimondo, uno dei principali player della grande distribuzione nel ponente ligure attraverso i marchi Pam e Eurospin. La storia inizia nel lontano 1791 nella vicina San Bartolomeo e oggi Arimondo è nelle 150 imprese storiche d’Italia. Da negozio di panetteria e commestibili negli anni 70 la svolta con l’apertura del il primo supermercato fino a arrivare ai giorni nostri con decine di punti vendita. Ma non si sono dimenticate le origini e la produzione artigianale di pasticceria, gastronomia e panetteria è uno dei fiori all’occhiello dell’azienda: la produzione spazia dai baci al cioccolato Venchi, al biscotto di Pontedassio recentemente premiato anche dal Gambero Rosso. La nuova sede a Cervo è un edificio ecosostenibile: la struttura è in legno, “rivestimento” in pietra locale, tetto “verde”, e pannelli fotovoltaici. Per maggiori info sui punti vendita e sulla realtà aziendale www.arimondo.net

 

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