Chiavari, l’ombelico del medio levante

Basta una passeggiata nel centro di Chiavari per capire quanta storia raccontino i vicoli, i portici, i palazzi, gli edifici religiosi. Dalle vie antiche il mare rimane nascosto anche se sta lì davanti, a poche decine di metri: ne senti il profumo, sai che c’è, ti basteranno due minuti per vedere le onde frangersi sulla battigia. Diventa difficile descrivere la bellezza delle facciate, la ricchezza degli edifici, i singoli elementi architettonici che ne raccontano la storia e l’evoluzione. Si può solo apprezzare ogni dettaglio e vivere una suggestione intensa che fa star bene, come sentirsi a casa. Una cittadina vitale che ha saputo conservare un tessuto commerciale invidiabile, capace di innestarsi perfettamente nella struttura del borgo. Se davanti al centro città il lungomare e il porto sembrano rifinire il paesaggio verso il Golfo del Tigullio, dalla parte opposta la campagna e le montagne incorniciano e proteggono l’abitato regalando un panorama verde di ulivi, terrazze e, più lontano, boschi appenninici:

Città sul piano presso la spiaggia del mare, cinta da colli ammantati da oliveti e viti, dietro ai quali si levano montagne, fra cui erge il capo superbo il monte Zatta.  [Club Alpino Italiano, Sezione Ligure, Guida per escursioni negli Appennini e nelle Alpi Liguri, Genova 1896].

Chiavari ha una storia millenaria che riporta fino all’Alto Medioevo (e oltre), periodo in cui compaiono le prime testimonianze scritte relative al toponimo Clavari e alla successiva creazione del borgo, datata 1178. Come spesso accadde, a contendersi il potere sul territorio chiavarese furono il Comune di Genova e i potentati locali, fra i quali spiccarono i Fieschi e i Ravaschieri da un lato, e i Rivarola dall’altro. Col tempo la cittadina assunse sempre maggiore importanza a livello economico, ciò che contribuì alla crescita complessiva del territorio e alla diffusione di un certo benessere. Importanti famiglie borghesi si stabilirono in città arricchendola di pregevoli edifici, sia civili, sia religiosi. Questo fiorire economico e culturale, portò, nel 1791, alla fondazione della Società Economica di Chiavari, ispirata dalla volontà di

moltiplicar le invenzioni, di accrescere i prodotti dell’agricoltura e dell’industria col miglioramento de metodi, e crear nuove ricchezze introducendo nuovi prodotti. [Davide Bertolotti, Viaggio nella Liguria Marittima, Torino 1834].

Tutt’oggi la Società prosegue l’attività nel solco della sua prestigiosa tradizione che la vide contribuire, fra l’altro, al miglioramento dell’agricoltura e dell’artigianato:

la coltivazione delle patate introdotta, l’arte di far l’olio liberata da vieti metodi, la fabbricazione delle tele, de’ merletti, dei drappi di seta, de rosolj, immegliata, accresciuta, la costruzione delle seggiole innalzata al grado di meritare gli elogi del gran Canova e le dimande di tutta l’Europa, i lavori in tarsia e la fattura delle eleganti suppellettili promossi e recati in fiore, sono parlanti ed irrepugnabili prove de beneficj recati a Chiavari dall’economica sua Società. [Davide Bertolotti, Viaggio nella Liguria Marittima, Torino 1834]

La cittadina fiorisce e con essa il suo tessuto urbanistico che si arricchisce e si allarga. Chiavari diventa il

centro del traffico delle valli dell’Entella, principalmente in formaggi, tele di lino e macramé, tessuti dalle contadine dei dintorni, ardesie, mobili e sedie ricercate anche all’estero. [Club Alpino Italiano, Sezione Ligure, Guida per escursioni negli Appennini e nelle Alpi Liguri, Genova 1896]

Nascono anche da quegli stimoli le cosiddette “eccellenze del territorio” che ancora oggi rimangono parte dell’identità agricola, artigianale e commerciale della città. Prodotti agroalimentari come le Radici di Chiavari, i formaggi di Chiavari o le nocciole “Misto Chiavari” si affermano diffondendo il nome della città anche quando essa non è il centro produttivo, ma il punto di diffusione commerciale.

Peraltro, eccellenze come le nocciole vivono tutt’oggi un periodo di grande successo, merito della qualità superiore che sanno esprimere, nonché della particolare sensibilità odierna verso le produzioni sostenibili. Infatti, le varietà che compongono il cosiddetto “Misto Chiavari” rappresentano forse la più autentica espressione di biodiversità agricola, nascendo dalla necessità di adattare cultivar diverse alle differenti condizioni di conformazione ed esposizione dei terreni su cui sono coltivate. Superfluo ricordarne la superlativa qualità.

Il nome di Chiavari nel mondo è associato anche a una seggiola pensata, progettata e creata oltre due secoli fa da un grande ebanista chiavarese. Giuseppe Gaetano Descalzi (Chiavari 1767- Chiavari 1855), soprannominato Campanino, nel 1807 raccolse la sfida proposta agli artigiani locali dal Marchese Stefano Rivarola (Genova 1755 – Genova 1827) – già fondatore della Società Economica –, affinché imitassero una seggiola parigina che egli portò con sé dalla capitale francese. Campanino fu l’unico ad affrontare la prova e il suo lavoro superò qualunque aspettativa del Marchese che si vide presentare un autentico capolavoro di grazia, leggerezza e robustezza.Da quel sapiente artigiano, peraltro descritto come un uomo dotato di umanità e umiltà esemplari, originò la lunga e gloriosa storia delle seggiole chiavarine. Tuttora costruite a mano con legname locale da pochi ebanisti chiavaresi, rimangono assai apprezzate anche dal pubblico internazionale, esattamente come accadeva in passato quando a commissionarle erano i sovrani di tutta Europa.

Sotto il profilo gastronomico Chiavari vive una tradizione che alterna piatti e specialità di terra alla cucina marinara, un po’ come accade in tanti centri della costa ligure.

La forte vocazione agricola delle valli interne, ha sempre fornito prodotti di qualità che rimangono alla base della cucina ligure di terra. Oltre alle gaggette (Brassica Oleracea var. Sabaudia), ideali per preparare i classici cavoli ripieni, singolari e rinomate sono le Radici di Chiavari (Cicoria intybus L. var. sativus Bischoff), riconoscibili anche per il caratteristico sapore amarognolo. Il felice affaccio sul Golfo del Tigullio fornisce pescato di qualità alla base di piatti tradizionali e innovativi. Sui versanti terrazzati si produce un ottimo olio d’oliva che rientra nella DOP Riviera Ligure – Riviera di Levante; altrettanto interessante la produzione vinicola con i DOP Golfo del Tigullio e gli IGP Colline del Genovesato.

L’offerta gastronomica chiavarese consente di scegliere secondo le proprie preferenze, segnalando che oltre a una variegata e pregevole offerta di locali situati nel nucleo centrale della città, esiste altrettanta scelta sulle colline circostanti e nelle vallate.

CHIAVARI FRA PRESENTE E FUTURO

Chiavari oggi è una brillante cittadina dello shopping grazie agli innumerevoli esercizi commerciali che ravvivano il centro storico e non solo. A renderla attraente è anche il lavoro del Consorzio Ristoratori Chiavaresi che attraverso una proposta gastronomica caleidoscopica valorizza le eccellenze agroalimentari del territorio. Inoltre, grazie allo sforzo delle strutture ricettive, a Marina Chiavari, porto dotato dei migliori servizi nonché approdo diportistico baricentrico, collocato tra Genova e La Spezia, e alla recente ristrutturazione della ex Colonia Fara, pregevole esempio di razionalismo italiano, con l’inaugurazione dell’ultimo tratto della passeggiata a mare, Chiavari risulta sempre più una destinazione irrinunciabile per chi sceglie di visitare la Liguria di Levante.

LA CHIAVARI DA ASSAGGIARE 

(A cura della redazione) Alla Nocciola Misto Chiavari avevamo dedicato un articolo sul numero 7 del 2018 sempre a firma Sergio Rossi. Tra le aziende che hanno creduto alla rinascita della nocciola ligure segnaliamo la Pasticceria Barbieri, uno dei forni storici di Chiavari che produce la Crema Chiavarina: gli ingredienti che la compongono sono il 50% di nocciole e poi zucchero e cacao, perché la semplicità è l’ingrediente più buono.  Assolutamente da provare. La qualità delle materie prime è la stella polare della pasticceria e in quest’ottica negli scorsi anni è stato rilevato un antico oliveto e destinato alla produzione di olio che viene utilizzato nella gastronomia garantendo la qualità e l’origine di prodotti come focaccia o pandolce genovese. Per maggiori info: www.panificiopasticceriabarbieri.it Piazza Cavour 10,  16043 Chiavari (GE)  Tel. 0185 308665.

Per un momento di ristoro passeggiando per gli antichi portici vi consigliamo il Gran Caffè Defilla. Non solo un bar, un negozio, una pasticceria, un’enoteca, un ristorante e nemmeno la somma delle sue parti: il Gran Caffè Defilla è infatti un luogo unico dove passare un’intera giornata, cominciando con una ricca colazione e terminando con una cena o il saluto di un dopocena. Il negozio offre un’accurata scelta di prodotti di pasticceria fresca e confetteria, gelati, biscotti, cioccolato e tè, marmellate, distillati, vini e liquori delle marche più prestigiose.  Da non dimenticare la specialità esclusiva del Defilla: i dolci Sorrisi di Chiavari. Nell’enoteca/ristorante le numerose selezioni comprendono grandi annate, anche in versione Magnum, dei migliori vini italiani ed europei. Grande spazio occupano i vini passiti, le vendemmie tardive e i vini da meditazione, oltre a pregiati salumi e formaggi. Accanto ai vini si può scegliere di gustare uno dei cinque o sei piatti del menù, sempre differenti, preparati quotidianamente e con scrupoloso rispetto della tradizione del locale, utilizzando prodotti tipici regionali che conferiscono alle ricette semplicità e gusto. www.grancaffedefilla,it, Locale Storico d’Italia, Corso Garibaldi 4, 16043 Chiavari Tel. +39 0185 30 98 29.

Un’altra eccellenza di Chiavari è l’Enoteca Bisson. Anche se dal 2019 la nuova Cantina degli Abissi ha sede nel vicino Comune di Sestri Levante, nella bottega di Corso Giannelli 28 a Chiavari (tel. 0185.314.462) potete trovare l’intera produzione dell’azienda e non solo. La Cantina ha svolto un ruolo di primaria importanza nel rilancio di quei vini liguri autoctoni che ormai erano praticamente scomparsi, come per esempio la Bianchetta Genovese ed il Ciliegiolo, o per creare nuove intuizioni come il Musaico, vino rosso di spiccata personalità. Ma Bisson è conosciuto in tutto il mondo soprattutto per lo Spumante Abissi.  Un prodotto unico, frutto della creatività di Piero Lugano che risolve con un colpo di genio il problema di non avere spazio in cantina per affinare il suo spumante metodo classico. A 60 metri di profondità sotto il mare l’ambiente è perfetto: 15 gradi di temperatura, penombra e correnti che cullano le bottiglie, tenendo in agitazione i sedimenti che vanno così ad arricchire lo spumante di profumi e struttura, conferendogli una vita senza fine.  Queste bottiglie sono naturalmente uniche ed esclusive poiché ognuna custodisce la memoria e la storia che il mare le ha impresso e hanno suscitato l’interesse anche di grandi media internazionali come il New York Times, il Telegraph, il Washington Post e molti altri. In questo contesto, lo spumante ha conseguito risultati qualitativi e mediatici difficilmente immaginabili, ispirando inoltre, una moltitudine di imitatori. www.bissonvini.it

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