L’incanto della Luna Blu

Le linee essenziali e moderne lasciano pensare a qualcosa di avveniristico, forse la sede di un laboratorio di robotica o roba del genere. Invece, quell’edificio minimale e lo spazio curato che lo circonda, ospita un’attività ricettiva. Niente di stravagante, per carità, un posto come tanti nel quale si può dormire e mangiare, solo che la gestione regala una sorpresa inattesa: si tratta di una struttura nella quale lavorano e sono ospitate anche persone con autismo.

Siamo a La Spezia, poco lontano dal centro cittadino. Grazie a Fondazione Carispezia, che a suo tempo ha recepito e realizzato un progetto proposto dalla fondazione “Il domani dell’autismo”, nel 2019 è stata inaugurata questa  struttura, nuova fiammante, affidandola alla gestione della fondazione promotrice.

L’hanno chiamata Luna Blu, rifacendosi in parte al cartone animato Mon petit frère de la lune, realizzato da Frédéric Philibert, padre di un bambino autistico incantato dalla luna piena, in parte al blu come colore simbolo dell’autismo. Volendo si può entrare a mangiare, peraltro molto bene, oppure decidere di pernottare; e forse potrebbe anche capitare di non accorgersi di nulla, soprattutto se, seduti a tavola, si fosse distratti dai troppi pensieri o allietati – molto meglio – da una buona compagnia. E già non accorgersi di nulla vorrebbe dire un successo dell’organizzazione. Perché Luna Blu è una “scuola” e un centro di sperimentazione continua: un luogo di inclusione sociale e di sviluppo culturale, di rapporti umani oltre qualunque confine imposto dalla “normalità”, un universo a parte che esprime le sue più nobili forme di altruismo, socializzazione ed emancipazione nei gesti semplici legati al mondo del cibo e della cucina: preparare la pasta fresca, cucinare una pietanza, impastare il pane, servire un caffè o rassettare le stanze dell’albergo. Dietro quella beata parvenza di normalità c’è un lavoro intenso, profondo, ricco di umanità ed empatia, orientato a fornire agli autistici una concreta possibilità di esprimere le proprie – singole e specifiche – potenzialità.

E se è vero che esistono ottime strutture che operano in tal senso in tutta Italia, alla Luna Blu non si fermano certo qui. La loro unicità sta nell’aver affrontato l’insieme complessivo dei diversi aspetti della vita quotidiana, cercando di impegnarsi affinché le persone autistiche vivano esperienze concrete nei diversi ambiti, dallo sport, al tempo libero, alla cultura, al rapporto col pubblico ecc.

Così Luna Blu ha già altre appendici, come, ad esempio “Il Forno”. Frutto della donazione alla Fondazione da parte di Alessandro Piazza, ex titolare del forno stesso, “Il Forno” ha aperto i battenti nel 2021 e oggi nel suo laboratorio di panificazione si producono pani, focacce e dolci anche grazie all’aiuto di alcuni addetti autistici affiancati da personale specializzato. Ma non è certo finita qui, perché la Fondazione ha anche una dimora rurale, nel comune di Calice al Cornoviglio, che è diventata residenza per alcuni ragazzi autistici e in futuro svilupperà un’attività di carattere agricolo.

Il vero scopo di una così pregevole iniziativa, è fornire il massimo supporto a chi soffre di questa sindrome (almeno nelle forme meno gravi), affinché possa sviluppare le proprie capacità a tutto tondo, giungendo alla massima indipendenza possibile per poter vivere, domani, in quasi completa autonomia.

Io non so come definire queste iniziative, non sono esperto di faccende del genere, posso solo limitarmi ad osservarle estasiato e ammirato, provando a raccontarle.

Sono consapevole, però, dell’impossibilità di trasmettere i sentimenti e le emozioni profonde che si vivono osservando con quanta cura questi ragazzi si accostino alla preparazione della pasta o del pane, con che sguardo magnetico si avvicinino al tavolo per chiedere che cosa possano servire dal bar, o con quale gioia alcuni di loro seguano la preparazione di una ricetta. Forse una cosa l’ho capita. Forse. Ho capito che le persone autistiche vivono nella loro sfera di cristallo, talvolta non così impenetrabile, conoscendo i meccanismi per un corretto approccio e avendo la pazienza di applicarli a dovere. Loro hanno bisogno, innanzitutto, di essere capiti, scoperti nelle loro potenzialità, in qualche misura svelati ma con pudore e una gentilezza lieve e fresca come una brezza leggera, una carezza affettuosa. Poi, forse – perché il condizionale per me che non ne so nulla, rimane sempre – si stabilisce il contatto.

E allora viene il bello.

Alla Luna Blu questi ragazzi fanno il pane per il ristorante e la pasta, fresca e secca, sia per il negozio, sia per la cucina. Nel Forno di Lerici fanno ottimo pane, focacce e dolci molto apprezzati dalla clientela. Soprattutto, però, qui alla Luna Blu producono emancipazione, autonomia, indipendenza, futuro, gioia, sentimenti che si percepiscono nel profondo. Bisogna solo farci un salto, senza premura: sedere a tavola, ordinare una pietanza, gustare il piatto e respirare l’atmosfera. Si torna a casa col retrogusto gradevole delle cose che gonfiano il cuore, grati a chi le fa, e persevera, per il bene di chi, forse, guarda il mondo attraverso la luna. Magari blu.

Per aiutare Luna Blu a crescere è possibile acquistare i prodotti realizzati dall’associazione direttamente presso la loro sede, sul sito www.palatifini.it e a breve anche sul loro sito www.iragazzidellaluna.it.

Sergio Rossi

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