Ventimiglia: non chiamatelo confine

Dici Ventimiglia e subito pensi alla “città di frontiera”, nulla di più falso. Primo, perché Ventimiglia, con la Francia, è frontiera solamente da poco più di 150 anni, secondo perché ai Balzi Rossi, già 23.000 anni fa millennio più, millennio meno, erano arrivati gli uomini di Cro-Magnon, forse arrivati dall’Africa, forse no. Certo, i Balzi Rossi, hanno il loro fascino per via del museo, per via della storia, della preistoria, della natura. Ma Ventimiglia non è solo questo. Sono i giardini botanici fondati da Thomas Hanbury con la sottostante area del Parco Marino di Capo Mortola, è la splendida città (una pigna, di epoca romanica e medievale), è il forte dell’Annunziata, voluto dal governo sabaudo (proprio da Cavour) per rafforzare i propri confini occidentali, del Teatro romano, dell’antiquarium, dell’area archeologica nella zona del Nervia che custodisce i resti della città romana di Albintimilium, importante centro celtico, dello splendido centro storico di Ventimiglia alta, uno dei più grandi della Liguria. Conserva, all’interno delle mura medievali, i rifacimenti cinquecenteschi, i monumenti pubblici, religiosi e privati che testimoniano la vita della città dall’alto medioevo sino all’Ottocento. Chiese, oratori (come non ricordare quello di San Giovanni Battista), il battistero di età romanica, siamo nel 1100 circa, le porte del centro storico, otto, Porta Nizza attraverso la quale passavano le carovane dirette verso il sud della Francia, Porta Piemonte, una delle grandi porte delle vie del sale verso il nord Italia, Porta Marina e Porta Nuova che dà accesso a piazza della cattedrale.  E poi ancora la biblioteca Aprosiana, nel centro storico, fondata nel 1648 da Angelico Aprosio, la prima biblioteca pubblica in Liguria, una delle prime in Italia. Conserva 6.700 volumi databili dal 15º al 18º secolo tra cui 130 incunaboli, manoscritti e almeno 5.000 titoli del 17º secolo. E ancora la chiesa di Sant’Agostino. Poi tutto quello che è la modernità. 

L’oasi del Nervia, area faunistica che si estende tra Ventimiglia e Camporosso, nella piana del torrente Nervia, all’interno 160 specie botaniche, 140 specie di volatili tantissime specie di rettili e mammiferi. E ancora i giardini pubblici, intitolati a monsignor Reggio, prelato ventimigliese beatificato nel 2000. Il mercato coperto, risalente al 1922, antica sede del mercato dei fiori, prima struttura europea costruita per la vendita e la commercializzazione di fiori, frutti e prodotti alimentari. Come dimenticare poi il mercato settimanale del venerdì, 350 banchi che allestiscono un mercato di fama internazionale, frequentatissimo dei francesi, che fa scoprire non solo le eccellenze artigianali d’Italia, ma anche il Centro storico e soprattutto il lungomare di Ventimiglia. 

Poi il connubio tra il territorio e le specialità della cucina  di Ventimiglia. Ben cinque, infatti, sono le De.Co. (Denominazione Comunale) assegnate dal Comune. Tre dolci, la Castagnola di Ventimiglia, la turta di Lurè, U Benardu; una torta salata, famiglia delle pizze, la pisciadella; un prodotto del mare, il gambero di Ventimiglia (ha rischiato di essere protagonista di una “guerra geopolitica” con la Francia) “ghimbaru du fundu”, che viene pescato proprio nello specchio d’acqua davanti a Capo Mortola. Eccellenze che fanno di Ventimiglia qualcosa di più d’una semplice città di confine, una vera eccellenza ligure. 

Articolo di Stefano Pezzini. Le foto dell’articolo sono di Saverio Chiappalone.

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