Pieve di Teco: la ricchezza è nel passaggio

Le curve che portano a Pieve di Teco sembrano trasformare l’auto (o ancor meglio una moto) in una barca a vela che solca il verde della Valle Arroscia. In lontananza le Alpi Liguri, compreso il Teco, l’antico Theicos celtico. E proprio i galati cominciarono a frequentare quel pianoro, alla confluenza di Arroscia e rio Fanghi, porta d’accesso dal mare alla Val Tanaro. 

Un crocevia strategico che ha fatto la fortuna economica di Pieve di Teco, ma anche l’ha trasformata in “oggetto del desiderio” per i potentati del tempo, marchesati, signorie, potentati di ogni nazione. Passarono i romani, i longobardi, che per primi si fermarono edificando il borgo antico, ma fu Antonio Clavesana, nel ‘200, che fondò il “borgo nuovo”. E furono i Clavesana a voler impiantare in Valle Arroscia, a partire da Pieve, i vitigni di Ormeasco e imposero anche delle regole, come la data della vendemmia e della vinificazione.

Per i ladri di uva si poteva arrivare anche alla condanna a morte.

Pieve divenne ben presto un importante centro per lo smistamento delle merci. Acciughe e sale da Albenga e Imperia verso il Piemonte, vino e grano dal Piemonte. Un “hub” per smistare le merci, insomma. E i suoi abitanti, poco più di 300 nel 1233, si arricchiscono al punto che nel 1370 costruiscono, come simbolo di prestigio, la Pieve della Madonna della Ripa, un vero gioiello. Ma la ricchezza ha un rovescio della medaglia, l’interesse dei potenti del tempo. Alla fine del ‘300 Genova acquista dai Clavesana Pieve di Teco e il borgo diventa, nel giro di pochi decenni, quel che ancora è oggi. I portici, l’attuale via Ponzoni, prendono forma, oggi sono una vero proprio centro commerciale a cielo aperto (beh, sono coperti, si possono fare due passi o fare acquisti anche quando piove…), all’epoca erano un modo per ospitare botteghe e magazzini, ma anche per impressionare i mercanti che affollavano il borgo.

Genova, la famiglia Spinola soprattutto, punta molto su Pieve e il suo sviluppo. In chiave commerciale, ovviamente, ma anche come piazzaforte, postazione militare strategica. Nel 1402 nasce l’Ospitale, per dire come il borgo fosse ormai diventato popolato e importante. 

In questi anni si costruiscono chiese e conventi. Per due secoli i commerci si sviluppano, l’artigianato prospera, diventano famosi soprattutto i calzolai che, nell’800 e nel ‘900, faranno di Pieve la capitale degli scarponi da montagna (ancora oggi esistono botteghe di scarpe rinomate e qualche artigiano capace di fare scarponi a mano). 

Torniamo alla storia, prima di passare all’oggi. Siamo nel ‘625 e i Savoia occupano, il borgo nell’ambito della guerra di successione del Monferrato dopo una lunga resistenza. Le truppe di Vittorio Amedeo I di Savoia distruggono il castello, saccheggiano il paese e bruciano le carte del Comune. L’importanza di Pieve di Teco, come punto di scambio e pianoro strategico, fa si che a fine ‘700, durante la sua prima campagna d’Italia, un certo Napoleone Bonaparte, che annetterà il piccolo centro come gran parte della Penisola al suo regno, si fermò a dormire nel borgo. E sempre a fine ‘700 gran parte della famiglia Savoia, le donne in primo luogo, scappano da una Torino minacciata dagli Austriaci portando con se, in gran segreto, la Sindone.

E oggi? Oggi Pieve di Teco, un piccolo borgo con due teatri, per dire della cultura, cantine di grandissimo prestigio, diventa meta di un turismo consapevole, curioso, che vede Pieve di Teco come facevano un tempo i mercanti. Si va nel borgo per vedere la grandiosità dei suoi monumenti, certo, ma anche per acquistare prodotti di altissima qualità e tipicità, come il bruss, quella sorta di ricotta fermentata che caratterizza le Alpi Liguri, il pane dei forni pievesi (panifici che riforniscono la Riviera, che hanno nei grani e nell’acqua, oltre che alla sapienza umana la loro unicità), le carni delle Alpi Liguri che i macellai sotto ai portici (a proposito, siamo sotto Natale, godetevi le “teste in cassetta” artigianali delle macelleria di via Ponzoni, senza dimenticare i cotechini…) propongono. O ancora le tome, i fagioli di montagna, e tutta una serie di prodotti che le botteghe di Pieve propongono da sempre.

Senza dimenticare il suggestivo mercatino di antiquariato che, ogni ultima domenica del mese anima i portici di via Ponzoni. Ultimi, ma non ultimi, i gusti antichi proposti dai pochi, ma buoni, ristoranti della zona. Vi segnaliamo il Gatto e la Volpe con ambiente famigliare, staff cortese e preparato ed un clima capace di mettervi a vostro agio, preparandovi a gustare un menù di saporite pietanze locali. Le cose da assaggiare prima di lasciare Pieve di Teco sono i salumi, come detto prima, ma anche dalle torte verdi, diverse, più cotte e unte (del resto l’olio è un simbolo della Valle Arroscia) che sulla costa, alla farinata, anche questa più alta, una sorta di torta di ceci. Se il turista curioso vorrà lasciare i portici e addentrarsi nei vicoli scoprirà un centro storico dove perdersi sarà una favola…

LA ZONA DELL’ORMEASCO

Pieve di Teco è, insieme a Pornassio, la zona di Produzione del DOCG Ormeasco di Pornassio. Una delle cantine più conosciute è Casa Lupi. Fondata nel 1960 dai fratelli Tommaso e Angelo é ora gestita da Massimo Lupi. La produzione si completa con Vermentino e Pigato e dal piccolo borgo arriva in tutto il mondo. Se vi capita di vedere Sleeper con protagonisti Brad Pitt (e anche il nostro Vittorio Gassman) non vi meravigliate se nella scena finale si pasteggia con un Vermentino della Cantina Lupi. Per maggior info: www.casalupi.it, Corso Mazzini 9,Tel. 0183.36973

Altra cantina da non perdere è la Tenuta Maffone: nata da 10 anni ha saputo in poco tempo salire agli onori della cronaca con importanti riconoscimenti alla recente Douja d’Or di Asti e al Mondiale des Vis Extremes 2019. I titolari Eliana e Bruno sono disponibili a visite nei vigneti ed ad organizzare degustazioni nella sala allestita presso la cantina in Fraz. Acquetico. Per info: www.tenutamaffone.it, Tel. 339.6582592.

Segnaliamo inoltre Belgrano Liguria Olive che nella sede produce le migliori specialità liguri da portarsi a casa: Pesto (con o senza alglio), bruschetta mediterranea, Crema di Pomodori secchi, Olio Extravergine aromatizzati fra i quai vi consigliamo vivamente quello al Basilico. Belgrano srl, Strada Provinciale 6, Tel.0183.36194.

SAN LORENZO

È il 2004 quando, qualche anno dopo la sua fondazione, San Lorenzo decide di insediarsi proprio qui, a Pieve di Teco. In Liguria, patria dell’olio extra vergine, San Lorenzo è diventata, passo dopo passo, ambasciatrice della tipicità e della straordinaria qualità di moltissimi prodotti regionali. Ha allargato la sua ricerca enogastronomica a molti altri prodotti della tradizione ligure, mossa dal desiderio riscoprire e riportare in tavola tante eccellenze del passato che meritavano un’adeguata riscoperta e rivalutazione: “Passione per la Qualità” è, non a caso, il suo motto. Fin dalla sua fondazione, nel 1984, San Lorenzo produce eccellente olio di oliva ligure; in particolare olio extra vergine DOP “Riviera Ligure-Riviera dei Fiori”. Nel corso degli anni l’assortimento si è arricchito di delicatezze liguri in primis, certo, ma non solo. Attualmente consta di circa 400 prodotti, che spaziano dall’olio extra vergine di oliva agli aceti, dai dolci e dalle confetture biologiche fino alle conserve di frutta e agli ortaggi, ai salumi e ai formaggi freschi, senza tralasciare i vini: una selezione di eccellenze certificate DOC, DOP, IGT e DOCG, moltissime delle quali biologiche. Una cosa, pur nella loro varietà, le accomuna: l’essere il frutto del lavoro di piccoli produttori e artigiani locali, accuratamente ricercati e scelti in virtù dell’eccellenza che li contraddistingue. Ogni prodotto è certificato dal marchio San Lorenzo, garanzia e sinonimo di qualità per i suoi clienti. Ogni giorno, centinaia di confezioni sono spedite e consegnate nelle case di moltissime famiglie, non soltanto in Italia, ma in ben altre 10 nazioni europee: Francia, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Austria, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca. Fiore all’occhiello rimane, pur tuttavia, il prezioso e raro Olio Extravergine di Oliva Riviera dei Fiori, ottenuto dalle olive coltivate in loco. Perché San Lorenzo, pur proiettata nel futuro, è grata al passato e fedele alle sue origini. Per informazioni: www.san-lorenzo.com

Stefano Pezzini

Ti potrebbe piacere anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *