Lumassina: il vino di un litorale

In questa primavera di confinamento, non potendo viaggiare tra vigne e cantine, ho osservato la nostra Regione immaginando un percorso vitivinicolo “di nicchia”.

Oggi “ virtualmente” partiamo per uno di questi scenari che regala scorci di rara bellezza non soltanto dal punto di vista marittimo, ma anche borghi e angoli di notevole interesse: siamo nella Riviera di Ponente nel territorio di Finale Ligure, una zona costiera contraddistinta da spiagge intercalate da scogliere a picco sul mare dove sovente troneggia una torre saracena.

Spesso meta turistica ricercata per le spiagge e per il mare cristallino, ma anche per alcuni dei “Borghi più Belli d’Italia”, con un entroterra, collinare e montuoso percorso da sentieri che portano a scoprire angoli di storia anche molto antica, con i suoi graffiti e grotte immersi nella natura. Nell’entroterra finalese è da citare Finalborgo, tra i borghi più suggestivi d’Italia: piccolo paese del XIII secolo, circondato da mura merlate, tra il mare, i boschi e le baie. Passeggiando lungo le stradine pedonali sentirete subito il fascino antico delle botteghe artigiane, delle gallerie d’arte ed il profumo del pane rustico provenire dai forni. 

Proseguendo la via Aurelia in direzione Est troviamo Varigotti il caratteristico “borgo saraceno”, con i vivaci colori dei suoi intonaci e gli edifici squadrati, la spiaggia della Baia dei Saraceni.  Noli “Città nuova”, Neapolis, come ricorda l’originario nome greco, un borgo fondato dai bizantini nel VI secolo che affascinò personaggi illustri della storia tra i quali Dante Alighieri. È ancora oggi un piccolo scrigno di grande valore culturale, con il suo centro storico caratterizzato da strette viuzze, torri portici antichi (un tempo ricovero di barche), e la bella chiesa di San Paragorio. In cima al colle, oltre gli olivi e le mura, le rovine del castello Del Carretto che controllano il borgo. La caratteristica che accomuna il nostro viaggio virtuale è il profumo del pesce appena pescato venduto dai pescatori al mattino presto sul lungomare. Una tradizione che si ripete ogni giorno e che diventa specialità della tavola insieme a un bianco locale come il Lumassina o il Mataossu.

Siamo nella DOC Riviera Ligure di Ponente, nella sottozona Finalese (nel territorio ristretto a 16 comuni della provincia di Savona tra i quali Finale Ligure).  Il vitigno Lumassina interessa quest’area della provincia di Savona, (particolarmente nei dintorni della frazione di Varigotti), dove viene chiamata Mataòssu. Il suo nome, Lumassina in lingua ligure significa anche lumachina. Infatti secondo la tradizione locale il vino ottenuto dalle sue uve va bevuto accompagnato ad un piatto di lumache, nella zona chiamate lumasse. Verso la fine dell’800 era noto come una varietà locale genovese, anche se in seguito il Lumassina si è diffuso soprattutto in provincia di Savona. Il Lumassina è indicato per la vinificazione in bianco, come vino secco, anche spumante. Scarse sono le notizie riferite a questo vitigno, certamente originario della Liguria con le prime comparse intorno al trecento. La descrizione accurata del vitigno risale però al 1883 nel bollettino ampelografico che ne fa risalire l’origine nel genovesato per poi spostarsi e radicarsi esclusivamente in questo lembo di territorio. Dapprima utilizzato in uvaggio con il Bosco per il vino nostralino, ora alcune cantine lo vinificano in purezza esaltando le qualità di bevibilità, leggerezza, freschezza e giovinezza. Inclusa nella denominazione Colline Savonesi IGT, dà un vino con una tonalità giallo paglierino e con richiami di erba sfalciata, frutta fresca e fiori delicati, come la camomilla.  In bocca è caratterizzato da acidità, sapidità e da un’intensità non persistente, con sentori di frutta, in particolare di albicocca matura. A Quiliano il vitigno prende il nome di Buzzetto, forse da buzzo cioè “acerbo”, per il suo gusto piacevolmente asprigno, questo vino è legato strettamente alle antiche origini del posto: sembra che già nel 1200 i marchesi Del Carretto, signorotti locali, accettassero il pagamento dei tributi con questo pregevole vino; un po’ come succedeva in Romagna con l’onomatopeico “Pagadebit”. A Finale e Varigotti invece il vitigno prende il nome di Mataossu.

Mario Soldati nel suo vagabondare per la Liguria tra Cantine e personaggi che hanno fatto la storia del vino, cita: ”a Quiliano oltre alla Granaccia c’è il Buzzetto, e qui la disputa se sia lo stesso vitigno del Lumassina è ancora viva. Alcuni affermano che anche lo fosse, in questa zona il terreno cambia tutto, perché il Lumassina è coltivato nel Finalese, a Varigotti invece è coltivato il Buzzetto”; qui le vigne sono altissime, fino cinque o sei metri, strette e schiacciate fra la strada e la collina in una gola chiusa fra la strada e la collina aperta sul mare. Sembrano le vigne irpine dell’Asprinio, e anche il vino assomiglia al vino campano, ma con più corpo e un leggero retrogusto amarognolo. E l’unico produttore che ancora tiene in etichetta il nome Buzzetto è l’azienda di Dionisia Turco e del marito Graziano Giusto. Il vino prodotto ha profumo vegetale-fruttato e una notevole struttura nonostante un’alcolicità contenuta che fa emergere ancora di più il tratto aspro, caratteristica che lo rende abbinabile con molti piatti locali, grazie alla sua caratteristica di “pulire la bocca”.

La denominazione di riferimento per il Lumassina è la Colline Savonesi IGT. Dal punto di vista ampelografico, il vitigno Lumassina ha foglia medio-grande, trilobata; il suo grappolo è piramidale, compatto, alato. L’acino è medio piccolo, colore verde/giallastro, buccia spessa e pruinosa.  I vini hanno colore giallo paglierino, profumo delicato tipicamente erbaceo con sentori di mela, erba campestre e resina di bosco. Al palato si ha conferma di quanto espresso dai profumi, con la caratteristica acidità in buona evidenza. Trattandosi di limitati ettari in tutto il territorio, pochi sono i produttori che conservano questo vigneto a scapito dei più blasonati Pigato e Vermentino, o del vino di punta della zona: la Granaria. Alcuni produttori però, anche fuori zona vocazionale, vogliono nella loro carta dei vini anche il Lumassina; è il caso dell’azienda Durin di Ortovero, della Cooperativa Viticoltori Ingauni e di Cascina Praiè di Andora. Questa cantina, in collaborazione con l’azienda Sancio di Spotorno, produttore e assertore dell’autoctono vigneto, ha creduto nella spumantizzazione del Lumassina dando vita a Marì, acronimo di Massimo e Riccardo, i due produttori. Se uno spumante deve essere fresco, fruttato, poco alcolico, piacevole al palato, il Lumassina ha intrinseche tutte le caratteristiche per far sì che possa essere spumantizzato. Dopo alcuni tentativi nella scelta del metodo di rifermentazione per creare le bollicine, nel 2015 si sceglie definitivamente il metodo ancestrale; si parte da un vino che ha una fermentazione primaria bloccata, conservando quindi alcuni grammi di zucchero che non sono stati svolti in alcool. Si sfrutta quindi il residuo zuccherino, si aggiunge un particolare tipo di lievito facendo ripartire una seconda fermentazione in bottiglia chiusa con il tappo metallico tipico delle bibite. I Francesi (che di spumantizzazione se ne intendono), direbbero che viene imbottigliato Sur Lie per esaltarne la fragranza dei sentori e la spiccata personalità. All’interno della bottiglia si sviluppa una pressione massima consentita per un vino spumante, 2,5 bar. Il vino non viene sboccato (pulito quindi dai lieviti esausti che hanno compiuto il miracolo della presa di spuma) per cui il contatto con i lieviti sarà infinito come per tutti i prodotti col fondo. Ed è affascinante agitarlo leggermente prima di stapparlo per far sì che i lieviti ritornino in sospensione. Si ottiene quindi un vino dal colore paglierino con la sua tipica velatura; al naso prevalgono i sentori erbacei floreali e fruttati dove emergono la mela renetta, e gli agrumi, con percettibili sentori di lieviti, complesso e intenso. In bocca è sapido, citrico, persistente, leggera crosta di pane, piacevolmente amarognolo. Vino ideale per aperitivo, accompagna con carattere e personalità anche piccoli antipasti, fritti di pesce o tempura di verdure. La cantina Punta Crena della famiglia Ruffino risale al 1500, i suoi vigneti sono strappati al mare in un luogo suggestivo ma nello stesso tempo difficile, dove non entra la meccanizzazione per la coltivazione e la raccolta viene effettuata manualmente con le classiche gerle che vengono portate nella cantina scavata nella roccia proprio sopra il mare di Varigotti. L’investimento sul Lumassina produce quattro versioni: due bianchi fermi (Mataossu e Lumassina), uno frizzante ed uno spumante metodo Charmat. Il Mataossu é un vino secco di colore giallo paglierino. E’ lievemente erbaceo, con sentori di erbe e fiori di campo, sapido e di buona acidità. Trattandosi di un vino bianco secco, accompagna una vasta gamma di piatti, tra cui i fritti alla ligure, i frisceu e la panissa e, ovviamente, le lumache. Scelta azzeccata quella di spumantizzare il vitigno proprio per le sue intrinseche qualità di acidità sapidità e leggera alcolicità; nascono quindi il frizzante Finarina e il metodo Charmat Varigotti. Ubicata a Spotorno, la Cantina Sancio è un’azienda vitivinicola della Liguria in rampa di lancio, grazie alla sempre crescente qualità dei suoi prodotti.  Chiacchierare anche solo per telefono con il titolare Riccardo Sancio, fa capire quanta passione metta nei suoi vini; la cantina è legata fortemente al vitigno declinato in varie interpretazioni, alcune novità assoluta.  Il Lumassina fermo è fruttatao, fresco, minerale, un vino che mi ha sorpreso per la facilità di beva con un ottimo equilibrio: finire la bottiglia senza neanche accorgersene è indice di vino fatto bene. Lilaria è il vino frizzante della cantina: si tratta di uno Charmat breve brioso, fresco e fruttato, adatto per piccoli appetizer. Il Lumassina frizzante Marì è il vino nato in collaborazione con l’amico Viglietti della cantina Cascina Praiè.  Riccardo va oltre e, se non fossimo stati in un periodo difficile di quarantena, mi rivela che stava per presentare al pubblico altre due espressioni di Lumassina antitetiche nel metodo di produzione: una ferma, affinata in anfora, e un metodo classico (con presa di spuma in bottiglia e sosta sui lieviti 24 mesi); il nome dato è alquanto provocatorio e dedicato ad una donna (grandi amanti di bollicine): Lady Chatterly.  Non vedo l’ora di degustarlo, ma so già sarà una grande scoperta vista la passione, la pulizia e il rispetto del territorio e del vigneto.  In conclusione un ringraziamento a tutti i pochi produttori che continuano a coltivare questo vitigno poco conosciuto ma sicuramente da scoprire e assaporare.  

Franco Demoro

LA SAGRA DEL LUMASSINA

La sagra del vino Lumassina è una degli eventi più partecipati dell’estate finalese. Da più di 40 anni, il piccolo paese di Feglino, anima il suo centro storico nel primo weekend di Agosto, per offrire 3 serate speciali, fatte di ottimo cibo, tanto vino e buona musica.  La manifestazione è organizzata dall’Associazione Volontari Feglinese, associazione di promozione sociale attiva nel paese, con il coinvolgimento di tutti gli abitanti. Nonostante la grande affluenza di visitatori degli ultimi anni, gli organizzatori hanno cercato di mantenere vive le tradizioni culinarie tramandate dai nonni del paese: dalla farinata ai focaccini, dalle trippe al cinghiale in umido, dalla buridda per finire alle bugie tutto viene rigorosamente preparato dai volontari sotto l’attenta supervisione dei soci più anziani. La sagra della Lumassina nasce storicamente come mostra mercato dei produttori vinicoli del paese, che direttamente in appositi stand vendevano il vino Lumassina prodotto localmente. Nel territorio di Orco Feglino moltissimi erano i vigneti coltivati a Lumassina, specie che ben si adatta al terreno del luogo e che conserva, anche in piena maturazione la sua caratteristica nota acidula, che doverosamente si ritrova anche nel vino. Ad oggi pochissimi sono rimasti i produttori locali, che vinificano principalmente per uso domestico o vendono l’uva a cantine del finalese di maggiori dimensioni; la manifestazione ha quindi lo scopo di promuovere e far riscoprire un prodotto storicamente importante per il nostro territorio. Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, la manifestazione non avrà luogo; il direttivo organizzatore ha ritenuto di non poter garantire, conformemente alle linee guida ministeriali da poco emanate, lo svolgimento in sicurezza della manifestazione, sia per i visitatori sia per i volontari. Ci rivedremo nel 2021. Noi ci saremo e vi aspettiamo per brindare insieme!

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